Una battaglia che si consuma senza esclusione di colpi. E' una 'guerra fredda' quella che si sono dichiarati Stati Uniti e Russia, almeno per quanto riguarda l'ambito sportivo. E cosi', dopo l'esclusione della quasi totalita' degli atleti russi dalle Olimpiadi (e Paralimpiadi) di Rio de Janeiro, ecco l'operazione di hackeraggio, compiuta da 'Fancy Bears' su documenti della Wada che proverebbero l'utilizzo di sostanze vietate, seppur in alcuni casi con l'esenzione a fini terapeutici (TUE), di atleti statunitensi di prima grandezza, tra cui le tenniste Serena e Venus Williams e la ginnasta Simone Biles. La quale, quattro volte d'oro alle recenti Olimpiadi brasiliane, nell'agosto scorso sarebbe risultata positiva al metilfenidato, uno psicostimolante, rinvenuto nel suo campione; in più, avrebbe assunto anche anfetamine, sotto ricetta, per un certo periodo. La Federazione Ginnastica d’Italia non farà passi ufficiali nel tentativo di riscrivere il podio della finale olimpica di Rio del corpo libero, che vide la Biles vincere l'oro e Vanessa Ferrari piazzarsi quarta: "Abbiamo fiducia nella Wada e ci rimetteremo alle sue decisioni, in base agli accertamenti che ha fatto e che farà. Noi non avanzeremo alcuna rivendicazione, ci 'accontentiamo' delle nostre prestazioni". Anche Vanessa Ferrari contattata da Italpress ha espresso la sua opinione: "Non so cosa sia successo, so invece tutta la fatica che ho fatto per essere lì, con un tendine semi distrutto, a quasi 26 anni, in una finale olimpica e sfiorare la medaglia per pochissimo. Se spero nella squalifica della Biles e dunque nel bronzo? Io spero solo che siano fatte le cose giuste - aggiunge la bresciana di Orzinuovi, oro iridato nel 2006 e quattro volte campionessa europea - Se non sarà giusto che sia punita, allora terrà correttamente l'oro vinto. L'importante è che vi siano delle indagini approfondite: prima di Rio sono stata sottoposta a 3-4 controlli a sorpresa, e ad un altro appena arrivata in Brasile. E la stessa cosa successe a Londra. Sono super controllata e pulita, anche per curare il tendine ho sempre utilizzato sostanze concesse, e non ho mai richiesto il Tue (esenzione a fini terapeutici, ndr) sin da quando sono piccola. Per questo non me ne intendo, ma se quanto uscito fuori fosse vero, allora saprei ancora di più quanto valgo. Se arrivi a 26 anni con un tendine messo male - conclude la Ferrari - e gareggi con delle ragazzine, si spera che non ci sia doping". "Se la Biles ha avuto delle esenzioni, ci sarà stato qualche buon motivo. Il problema si porrebbe se non vi fossero buoni motivi...", è il parere sulla vicenda del direttore tecnico della Sezione di Ginnastica Artistica Femminile, Enrico Casella. "La Biles è stata testata e trovata positiva, è un dato di fatto che quelle sostanze siano state rinvenute nelle urine – aggiunge sempre all’agenzia di stampa Italpress il DTN azzurro - Ma, potendolo fare per una esenzione, ciò non significa nulla. Sarebbe strano se le esenzioni a questi stimolanti ed anfetamine fossero di lunga durata, è chiaro che questi farmaci non possono che influenzare la prestazione sportiva. Ma se concessi perché' essenziali alla sua vita, la Biles sarebbe sfortunata perché' malata e fortunata per i vantaggi sportivi che ne trarrebbe. Se invece ci fosse il dolo - termina Casella - sarebbe un doping ancora più furbo di quello 'normale', anche se, per considerarlo di stato come fatto con la Russia, servirebbero numeri ed evidenze che al momento non ci sono". Quando una atleta presenta una situazione clinica che necessita della assunzione di farmaci normalmente considerati dopanti, deve richiedere l’esenzione TUE secondo le modalità previste dal regolamento internazionale. “Questa possibilità terapeutica – ci spiega il medico federale Giovanna Berlutti -viene concessa a fronte di un’ampia ed esauriente documentazione clinica che giustifichi la necessità di assumere tali sostanze e la impossibilità di sostituirle con altre “non doping”, in quanto non altrettanto efficaci. La Biles ha presentato tale richiesta e ha poi avuto l’approvazione del suo piano terapeutico dal 2012 al 2018. La serietà e l’estremo rigore con cui vengono vagliate le domande dagli Organi Internazionali preposti, in questo caso in primis la FIG, sono garanzia di un uso corretto di tali sostanze – conclude la dott.ssa Berlutti -  Non si tratta quindi di “autorizzazione al doping”, come è stato scritto in qualche articolo, perché la sostanza assunta va soltanto a coprire un “deficit” clinico dell’atleta, per garantirne lo stato di salute”.