da DataSport.it

Guglielmetti: "Corrias era un grande tecnico"

L'oro olimpico più antico del mondo ricorda il lungo viaggio nel '32 verso Los Angeles

La più 'lontana’ medaglia d’oro olimpica vivente al mondo si chiama Savino Guglielmetti. Il ginnasta, classe 1911, vinse due ori a Los Angeles ’32: uno nel volteggio e uno a squadre. Savino ha ricordato insieme a Datasport quei tempi ed il lungo viaggio che lo portò in terra americana.

Tra qualche giorno Datasport metterà on line il filmato della lunga intervista a Savino Guglielmetti, che ha percorso un “viaggio della memoria” partendo dal suo allenatore Mario Corrias, passando per la splendida cerimonia di apertura dei Giochi a Los Angeles, fino a Jury Chechi e le nuove leve che potrebbero regalare all’Italia inaspettate soddisfazioni nella Ginnastica.

“Ci imbarcammo a Napoli sulla motonave Conte Biancamano e ci vollero ben dodici giorni prima di arrivare a New York. Poi quattro giorni e quattro notti per arrivare in treno a Los Angeles - ha spiegato Savino - Era impossibile allenarci in viaggio, così il nostro allenatore Corrias ci faceva correre sul ponte della nave e nelle stazioni ferroviarie attorno al treno”.

“Corrias era un grande allenatore aveva capito che il lungo viaggio avrebbe fatto danni irreparabili. Così facemmo un superallenamento a Monza, nella palestra della storica società "Forti e Liberi" e poi sfruttammo i giorni di mare per recuperare le energie. Quando arrivammo a Los Angeles non vedevamo l’ora di allenarci di nuovo. Sbranavamo gli attrezzi… per modo di dire”. Poi ha proseguito: “Ricordo la cerimonia di apertura. C’erano 150mila persone allo stadio e tutte le squadre schierate sul campo. E’ stata una grande emozione. Nell’84 tornai a Los Angeles invitato dall’organizzazione. E’ stato divertente vedere che questa volta ci ho messo meno di un giorno ad arrivare in America”. Ora Savino merita di andare ad Atene con la squadra azzurra. Lui è il nostro simbolo olimpico.

Guglielmetti: "Mussolini mi volle abbracciare"
26/02/2004
"Al ritorno da Los Angeles ricevemmo delle medaglie commemorative d’acciaio, perché allora valeva più dell’oro"

Savino Guglielmetti, la più 'lontana’ medaglia d’oro olimpica vivente al mondo ricorda l'incontro con Benito Mussolini al ritorno da Los Angeles '32 dove vinse due ori olimpici. “Al termine della manifestazione olimpica tornammo in Italia dopo un viaggio lunghissimo e andammo a Roma. Benito Mussolini, allora Capo del Governo ci volle incontrare tutti e chiese di poter abbracciare tutti i vincitori degli ori olimpici. Ricevemmo delle medaglie commemorative d’acciaio, perché allora valeva più dell’oro”.

Gli ingaggi di adesso erano solo un miraggio: “Mai ricevuto una lira – spiega sorridendo – Ma lo facevamo per passione e per la patria. Alle Olimpiadi del ’36 le cose non andarono bene perché mi feci male un mese prima. A Tokyo ’40 avrei fatto benissimo, ma purtroppo scoppiò la guerra”.

Guglielmetti: "Il nostro doping era lo zucchero"
26/02/2004
"C'era una mentalità diversa, per vincere serviva talento e bravura"

Ai tempi di Savino Guglielmetti non esistevano pasticche e farmaci dopanti. Il ginnasta milanese vinse due ori olimpici a Los Angeles solo con l'aiuto del... glucosio. “Il nostro doping erano le zollette di zucchero – ride divertito Savino - Mai visto nulla di strano. Non c’era la mentalità, per vincere serviva talento e bravura, oltre che un pizzico di fortuna”. Nel corso degli anni la ginnastica è molto cambiata. “Allora era più stilistica, ora è più acrobatica. Abbiamo vinto un oro ogni trentadue anni: nel ’32 io, nel '64 Menichelli e nel '96 Chechi. Ora ci sono dei giovani che possono fare molto bene ad Atene. Si dice che Chechi voglia partecipare, ma leverebbe un posto ad un giovane. Io penso che non sia giusto, né logico”.

Guglielmetti: "Spero che il CIO mi inviti ad Atene"
26/02/2004
"Ogni giorno vado in palestra per seguire i bambini. Loro sono la mia migliore medicina"

Il sogno di Savino Guglielmetti è volare ad Atene per seguire le Olimpiadi: ”Io spero di essere presente. Dato che sono la medaglia più vecchia, mi piacerebbe che il CIO mi invitasse”. Una riflessione sullo sport: “Ogni giorno vado in palestra per vedere i bambini che si divertono. Loro sono la mia migliore medicina. Lo sport è una cosa grande, ma anche un miraggio che poi finisce. I ragazzi ci mettono l’anima, poi i soldi che orbitano attorno rovinano tutto. Non sempre però”. Parole da tenere a mente per continuare a credere nello sport. Per fare in modo che lo spirito olimpico resti sempre vivo. Grazie Savino, grazie di tutto.


(S. De Rossi, DTS)
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