Ogni volta che un membro del Team Italia arriva al compimento del proprio percorso agonistico per la Famiglia Ginnastica è un po’ come salutare un figlio che se ne va di casa. Il distacco, seppur naturale, è traumatico più per chi resta e ha visto crescere il proprio atleta, allevandolo in palestra fin da tenerissima età, che per l’atleta stesso, proteso ad affrontare nuove esperienze di vita. Nel caso di Elisa Santoni e di Elisa Blanchi, dalle quali ho ricevuto due splendide lettere (pubblicate in calce, ndr), il momento del commiato si colora di tanti sentimenti, rendendolo forse più intenso di casi analoghi, altrettanto importanti, vissuti in passato con altri campioni. Le “Elise” nazionali, infatti, non sono state soltanto due interpreti straordinarie della propria disciplina, la Ritmica d’Insieme, ma hanno rappresentato, più di ogni altra compagna di squadra – Anzhelika Savrayuk, Romina Laurito, Fabrizia D’Ottavio, Daniela Masseroni, Marinella Falca, Laura Vernizzi, Giulia Galtarossa e Francesca Pasinetti - l’emblema di un periodo di grandi vittorie, un decennio che resterà negli annali della nostra Federazione. Dal giorno del loro arrivo al Centro Tecnico di Desio, appena quattordicenni, la futura Capitana delle Farfalle iridate e la Blanche, il metronomo delle splendide coreografie di Emanuela Maccarani, sono riuscite, grazie al proprio impegno e ad una passione senza eguali, a cementare un gruppo granitico, destinato a fare scuola anche al di fuori dei confini nazionali. Non a caso le loro tre partecipazioni olimpiche – due delle quali concluse sul podio – costituiscono tuttora un record, secondo, ma a livello individuale, soltanto alle quattro della spagnola Almudena Cid Tostado. E se il talento è un dono innato, nel nostro ambiente, compresa l’Artistica, la longevità sportiva è sempre la conseguenza di una grande professionalità. Quando si pensa alla Squadra Azzurra di ginnastica Ritmica e al suo celebre motto - “Testa e Cuore” -  il pensiero va quasi involontariamente alle due ginnaste che meglio di tutte lo hanno personificato. Il “Cuore” della Santoni, che in gioventù, come è noto, le stava tarpando le ali, a causa di una malformazione, è divenuto, con il tempo, quello di tanti tifosi, genitori, appassionati; un “Cuore” collettivo, ancora puro e incosciente, sobbalzato ad Atene e poi gettato, questa volta consapevolmente, oltre l’ostacolo di Pechino, fino alle lacrime di Londra. Lacrime di gioia, ancora vive nella nostra memoria. La Testa della Blanchi, delicata e introversa fuori, fredda calcolatrice in campo, ha sempre dettato i tempi, alla stregua di un computer in grado di misurare, tra mille variabili tecniche ed ambientali, la perfezione di un salto nel cerchio. Il nome Elisa deriva dall'ebraico e vuol dire "Dio è salute". Ciò nonostante, entrambe hanno stoicamente lottato con una serie di infortuni, conseguenza di tante battaglie e del logorio degli anni, dando prova di una forza di volontà fuori dal comune. Con quella stessa forza, insieme alle compagne, alla Maccarani e al resto del suo staff, con l’appoggio della DTN Marina Piazza e di Daniela Delle Chiaie, in qualità di membro del Comitato Tecnico Mondiale, e, naturalmente dei vari Consigli Direttivi Federali degli ultimi tre mandati, la Santoni e la Blanchi sono riuscite a battere, oltre alle avversarie, un vero e proprio blocco politico, che per cultura e tradizione attirava soltanto su di sé l’attenzione delle giurie. Ecco, credo che il più grande merito dell’Italia delle due ‘Elisa’ rimarrà quello di aver costretto le giudici a rivolgere lo sguardo anche ad Ovest, attraverso il lavoro e il merito, dando, di conseguenza, nuovi stimoli ad altri Paesi, penso ad esempio alla Spagna, e costringendo le maestre dell’Est a cambiare e a migliorarsi. Intanto le nostre eroine se ne vanno imbattute, dopo aver vinto tre Mondiali di fila, dopo aver monopolizzato un quadriennio olimpico, proprio come il giapponese Kōhei Uchimura nell’Artistica Maschile, lasciando dietro di sé un’eredità pesante ma anche un modello da imitare. A loro rivolgo, in queste poche righe, il mio più grande saluto, a nome della Federazione Ginnastica e, visto l’incarico che rivesto proprio in questi giorni di reggenza del CONI, di tutto lo Sport Italiano. L’augurio, ad ambedue, è che continuino a brillare, seppur lontano dalla pedana, di quella luce aurea che è mancata soltanto alle Olimpiadi e che tuttavia risplenderà per sempre nei nostri ricordi.  


 

Riccardo Agabio    

Allegati

Lettera di Elisa Santoni,Lettera di Elisa Blanchi