Quello che ho scritto qualche giorno fa in proposito dell’addio all’attività di Elisa Santoni ed Elisa Blanchi vale per un altro grande personaggio del mondo della Ginnastica Azzurra, che ha scelto, anche lui, di percorrere nuove strade, dopo una lunga militanza nella Nazionale di Artistica Maschile. Sto parlando di Matteo Angioletti, colonna di quel gruppo che passerà alla storia come la squadra dei “Senatori”. Un altro gruppo granitico, esattamente come le Farfalle, costituito di grandi professionisti che, al pari del buon vino, sono andati migliorando nel corso degli anni. In più di un’occasione la loro esperienza ha prevalso sul talento e sull’energia esplosiva di Nazionali più giovani. Ricordo, ad esempio, l’impresa ai Mondiali di Stoccarda, nel 2007, quando Angioletti, insieme a Cassina, Coppolino, Pozzo, Morandi e Busnari riuscirono, contro ogni pronostico, a conquistare la qualificazione ai Giochi di Pechino. Impresa ripetuta quasi in fotocopia al Test Event di Londra del gennaio scorso, a dispetto di Superpotenze economiche e demografiche del calibro di Brasile e Canada, troppo frettolose nel dare l’Italia per spacciatadopo i Mondiali pre-qualificanti di Tokyo. Eppure questa striscia positiva, in verità, durava dal 2003. Allora, ad Anaheim, un giovanissimoMatteo aiutò i compagni più grandi a riscattare l’esclusione da Sydney, strappando la sua prima partecipazione olimpica, quella di Atene. Tornati dagli Stati Uniti i Senatori non avrebbero più fallito, scommettendo sulla propria longevità e garantendo alla Federazione Ginnastica d’Italia due lustri di successi e grandi soddisfazioni. Angioletti, pur essendo un ginnasta completo, eccelleva in particolare su tre attrezzi, dividendosi il lavoro con Alberto Busnari: gli anelli, ai quali ha vinto due titoli italiani e soprattutto il bronzo nella finale di World Cup a San Paolo del Brasile, nel 2006; il volteggio, dove, a parte i cinque allori italiani, è arrivato ad un soffio dalla finale olimpica di Londra, il 28 luglio scorso; il corpo libero, di cui è stato un buon interprete, assicurando sempre, alle proprie squadre, punteggi determinanti. Cresciuto alla corte di Maurizio Allievi, con Franco Giorgetti, l’atleta brianzolo ha dato il suo contributo affinché la Ginnastica Meda apponesse sui suoi body la stella dei dieci scudetti, salutando, nel 2012, dal podio dell’undicesimo. Laureato in Scienze Motorie, Matteo ha sempre affiancato allo sport e alla cura del suo fisico, la propria formazione culturale, riuscendo a non trascurare gli affetti. La moglie Clara gli ha regalato da poco una splendida bambina, Lucia, e credo che sia stata anche la voglia di stare di più con la propria famiglia ad averlo convinto che fosse giunta l’ora di appendere i paracalli al chiodo. Una scelta difficile, di cui, da ex atleta, comprendo tutta la complessità. Una scelta però che, quando arriva al culmine di una carriera lunga e appagante, in termini di esperienze ed emozioni, risulta quasi sempre tempestiva. Dopo tante battaglie, otto Mondiali, tre Olimpiadi, all’età di 32 anni viene voglia di affrontare nuove sfide. Ad “Angelo”, come lo chiamano gli amici, rimarranno i ricordi delle gare e degli allenamenti, le notti passate in albergo alla vigilia di una competizione internazionale, l’odore della magnesia, lo stridere dei tiranti degli attrezzi e - perché no? - gli insegnamenti di vita e l’educazione ricevuta dai propri allenatori, dai compagni e dagli avversari. A noi restal’immagine di un campione, che forse, a causa anche di qualche infortunio, ha raccolto meno di quanto non meritasse, ma che, di certo, ha rappresentato un modello, un esempio da seguire per le future generazioni. Gamba Matteo!


 


Riccardo Agabio

 


Allegati

La lettera di Matteo al Presidente