MAURIZIO ALLIEVI


Posso dire con orgoglio che l’obiettivo principale è stato già centrato. Con la squadra che abbiamo, composta di irriducibili veterani, siamo riusciti a non sbagliare quasi nulla. Di fronte c’erano giovani ginnasti, fisicamente esplosivi, con una grande tecnica non ancora supportata però dalla giusta esperienza. E così i nostri ‘vecchietti’, zitti zitti, hanno tirato fuori il coniglio dal cilindro. Di nuovo, dopo la qualifica in rimonta al Test Event di gennaio, proprio qui, alla North Greewich Arena. Nei momenti più importanti troviamo l’energia mentale giusta e così l’Italia diventa un osso duro per tutti. Chi ci sottovaluta rimane bruciato. Chiedetelo al Brasile e al Canada, beffate ad inizio anno, ed oggi alla Corea, che ai Mondiali di Tokyo ci precedette di 10 posizioni. Morandi ha un gran bell’esercizio agli anelli. E’ vero che dovremo guardarci dal cinese, ma anche lui e tutti gli altri finalisti dovranno guardare cosa facciamo noi. E poi vinca il migliore!. Spero soltanto che non riaccada ciò che ho vissuto a Pechino con Andrea Coppolino. Sarebbe la sconfitta di tutti, non solo la nostra.  

 

MATTEO MORANDI

Adesso non voglio guardare tanto i numeri. Sono le sensazioni quelle che contano e vi dico che sono buone. Il primo round è finito, abbiamo 9 giorni per riprendere il fiato (la finale agli anelli è in programma lunedì 6 agosto ndr.) e sistemare l’esercizio.

 

ENRICO POZZO

Siamo tutti contenti. Avremmo firmato per finire la gara in piedi, e così è stato. L’Olimpiade è una competizione a parte. Entrano in gioco dinamiche psicologiche molto particolari da gestire. Guardate Cina e Giappone quanto hanno faticato. Sarà che ormai noi ci conosciamo da anni e ne abbiamo già tre di Olimpiadi alle spalle, ma di certo questo piazzamento di squadra non è frutto del caso. Che bella soddisfazione!

 

MATTEO ANGIOLETTI

Ho cambiato in corsa l’esercizio agli anelli. Sono arrivato basso dalla croce e così ho sostituito un elemento di valore D con una E, perdendo un decimo nel punteggio di partenza (Da 6.50 a 6.40, ndr.). I Salti al volteggio li ho conclusi in piedi e ciò mi basta.

 

ALBERTO BUSNARI

Forse dopo 16 anni di lavoro riesco a centrare una finale olimpica al cavallo. Peccato per quella esitazione sulla salita in verticale finale, che ho dovuto un po’ tirare. Ero partito bene, proseguendo altrettanto bene nella parte in maniglia. Ad un certo punto però ho preferito non eseguire la seconda camminata in Thomas, perdendo di fatto ritmo e un decimo nella nota A (da 6.70 a 6.60, ndr.). La mancanza di slancio mi ha creato il problema in uscita. Niente di grave. Sono davanti al campione del mondo (l’ungherese Berki, ndr.), e questa è già una bella garanzia. Credetemi, ve lo dice uno che di Olimpiadi ne ha fatte quattro. Qui nessuno si porta niente da casa. In 40 secondi ti giochi un quadriennio, di speranze, fatica, impegno. Hypolito, Maras, Uchimura oggi hanno sbagliato. Sono grandissimi campioni, lo sappiamo, ma sono anche umani. Io, ad esempio, ho sbagliato alla sbarra. Potevo farmi male, ho avuto paura. Mi dispiace per la squadra, ma tanto non saremmo comunque riusciti ad agganciare la Francia. E bene ha fatto Morandi a non rischiare per colpa mia.


 


PAOLO OTTAVI

Ho fatto la gara giusta al momento giusto, sono felicissimo. Da esordiente era già un sogno essere qui ma nemmeno nei sogni potevo sperare di tirar fuori una prestazione del genere ai Giochi Olimpici. Mi ripaga di tanti mesi di lavoro, durante i quali è successo di tutto. Agli anelli ho ottenuto il punteggio migliore, ma dove mi sono piaciuto di più è stato sugli staggi delle parallele. Evidentemente è l’O2 Arena a portarmi bene. Dopo la bella e inattesa qualifica al Test Event di gennaio, potremmo dire che questa è la nostra consacrazione. La Cerimonia? Mi sarebbe piaciuto assistere allo spettacolo, che invece ci siamo persi in attesa di sfilare. Noi ginnasti eravamo gli ultimi del gruppo, perché aspettavamo l’ingresso della Giamaica. E quando mi ricapita di lasciarmi alle spalle Bolt sulla pista dell’Olimpic Stadium!