Tutti ne parlano, tutti ne scrivono. Domani molti giornali nazionali, sportivi e non, apriranno con il boom della Ginnastica Italiana. Dopo aver portato a Londra 18 atleti su 19, la nostra Federazione continua a stupire qualificando nell’Artistica 9 ginnasti su 10. Dopo i primi due giorni di qualificazione è stato quasi sfiorato l’en plein. Unica volta senza azzurri quella di oggi, con la Squadra Maschile che comunque migliora di una posizione il suo ranking. Dalla drammatica 16ª piazza dei Mondiali di Tokyo fino all’11ª olimpica, passando naturalmente per la 12ª del Test Event di gennaio. Niente male. Chissà cosa avrebbero fatto i nostri senatori con un’altra gara a disposizione? Da domani in poi, quindi, la North Greenwich Arena avrà almeno un italiano in pedana. E non è poco anche semplicemente per riempire i tantissimi collegamenti di RAI e Sky. Fusco e Cassina da una parte, Freri e Jury Chechi dall’altra avranno di che raccontare. Si comincia con la finale a squadre femminile. L’Italdonne, né ad Atene 2004, quando venne istituito per la prima volta il Concorso IV, né a Pechino riuscì a conquistarne l’accesso. E si può dire che nella ginnastica moderna questo sia un avvenimento storico. A parte, infatti, qualche piazzamento nel dopoguerra, frutto però della semplice somma dei punteggi del Concorso di qualificazione e non di una vera e propria finale, e il pioneristico argento ad Amsterdam nel 1928, mai prima d’ora le nostre ragazze erano arrivate ad un appuntamento di questo livello. Nel team secondo in Olanda, 84 anni orsono, c’era Luigina Giavotti, la più giovane medagliata di sempre nella Ginnastica a cinque cerchi. L’11enne di Pavia era allora la matricola di un gruppo composto da Bianca Ambrosetti, Lavinia Gianoni, Clara Marangoni, Luigina Perversi, Diana Pizzavini, Anna Tanzini, Carolina Tronconi, Ines Vercesi e Rita Vittadini. Una matricola com’è oggi Erika Fasana, 16enne (l’età minima attuale per l’ingresso tra i senior), la più giovane dell’intera missione Coni nella terra di Albione. La promessa di Como, superata la delusione della mancata finale All-around, tornerà dalle 16.30 di domani al corpo libero dopo, nell’ordine, Carlotta Ferlito e Vanessa Ferrari. La formula prevede che salgano in tre senza possibilità alcuna di scarto, così nella seconda rotazione le stesse ‘F’ azzurre si sposteranno al volteggio mantenendo la medesima sequenza. A seguire la parallela pari, sempre in accoppiata con il Canada, e con Erika apripista davanti a Vanessa. A chiudere fra gli staggi la romana Giorgia Campana, impaziente di rimediare all’errore di domenica. Trave di lusso, all’ultimo giro, con Elisabetta Preziosa, Ferrari e Ferlito. Tre specialiste targate Esercito Italiano che avrebbero meritato la finale di martedì 7. Quello stesso giorno, invece, toccherà al ritrovato cannibale di Orzinuovi inseguire il sogno di un podio al corpo libero, e quella di domani sarà un’ottima occasione per prendere le misure alle sue dirette avversarie, la statunitense Raisman, le rumene Izbasa e Ponor e la russa Afanaseva. Prima però, Giovedì 2 dalle 16.30 locali, la Ferrari dovrà affrontare la sua terza fatica olimpica, nel Concorso Generale, insieme alla Ferlito, che di finali, invece, ne ha all’attivo due. Insomma tre bei momenti da segnare con il pennarello rosa. Sul fronte maschile l’unico rimasto ai box è, invece, Matteo Angioletti, perché Pozzo e Ottavi sono tra i 24 di mercoledì 1 agosto (16.30 – 19.20), Busnari è nella final eight al cavallo con maniglie di domenica 5 (inizio alle 15.30 di Londra) e Morandi in quella agli anelli di lunedì 6 (il via alle 14.00). “Sono l’unico a non aver nulla da fare nei prossimi giorni – conferma il Matteo di Meda - Mi secca abbastanza. In realtà continuerò ad allenarmi, non si sa mai, essendo seconda riserva. E’ successo in passato che qualcuno ripescato all’ultimo momento abbia poi vinto una medaglia. Non è facile però tenere la giusta concentrazione. Tra l’8° e il 10° posto la differenza è minima, eppure c’è l’abisso del dentro o fuori una finale olimpica. Purtroppo posso prendermela soltanto con me stesso. Ho sbagliato il salto più importante, il Milissanidis carpiato. Era il mio punto di forza, un salto da 7.00. L’altro, il Roche da 6.60, è più di contenimento. Adesso farò il tifo per i miei compagni, anche se è dura restare a guardare”. Accanto a lui, sugli spalti dell’O2 Arena, durante la finale a squadre maschile di oggi siede il generalista del gruppo, Enrico Pozzo, che ci racconta le sue sensazioni dopo il 19° posto di sabato. “Adesso, dopo la pausa di ieri, ci sentiamo un po' legnosi. Siamo andati in palestra questa mattina con un turno più leggero. Domani torneremo a spingere anche nel pomeriggio per ritrovare condizione e concentrazione. In qualifica mi sono sentito bene, più tonico rispetto alla prova podio. A Pechino disputai la mia prima finale All-around, è chiaro che la percepissi in modo diverso. Adesso so a cosa vado incontro, e me lo voglio godere, come una specie di premio. Se poi riesco a fare meglio al cavallo e alla sbarra, magari scalo pure qualche posizione. Ultimamente mi sono dedicato di più al Concorso Generale, è vero. L’ho fatto per la squadra ma anche perché ormai le specialità sono stellari. Il livello di certi interpreti è diventato altissimo, forse irraggiungibile. Guardate Zonderland alla sbarra. Punte così non credo che le avrei mai potute raggiungere. Allora meglio distribuire le poche energie rimaste su tutti e sei gli attrezzi. Sono molto contento, comunque, anche del risultato di squadra. Abbiamo ancora una volta sovvertito i pronostici, cogliendo tutti di sorpresa. A Tokyo finimmo 16esimi e ci diedero per morti e invece eccoci qui! Abbiamo visto quanto la ginnastica sia difficile, con errori clamorosi commessi dai ginnasti più attesi. Certo, il peso del pronostico favorevole a volte ti può schiacciare, partire da dietro è più semplice. Magari questo vale anche per la mia finale di dopodomani”. E tutto ciò, non dimentichiamolo, è solo l'altipasto, aspettando l'arrivo delle Farfalle (oltre a Julie e Flavio).