Il Giappone  torna sul gradino più alto del podio a squadre, Kohei Uchimura, Ryohei Kato, Kenzo Shirai, Yusuke Tanaka e Koji Yamamuro mettono insieme il totale di 274.094 riportando così nel Paese del Sol Levante un oro olimpico che mancava da Atene 2004. Superati finalmente i cinesi – fiacchi a corpo libero e volteggio - che nelle ultime due edizioni, a Londra e Pechino, avevano alzato l’oro proprio in faccia ai rivali nipponici e che a Rio si sono ritrovati al terzo posto, con 271.122, preceduti di pochi decimi dalla Russia, argento a quota 271.453. Medaglia di legno per la Gran Bretagna. Nile Wilson e compagni con un 269.752 riescono a chiudere davanti agli Stati Uniti (268.560) che in qualifica avevano dato l’impressione di poter ripetere l’impresa di Los Angeles ‘84. A seguire i padroni di casa del Brasile (263.728), la Germania (261.275) e l’Ucraina (202.078). Il Giappone torna così a dominare il palcoscenico a cinque cerchi come aveva fatto ininterrottamente da Roma 1960 fino a Montreal 1976 con i miti Yukio Endo, Takashi Ono, Sawao Kato e Mitsuo Tsukahara, tanto per citarne alcuni. A parte il turno al cavallo e agli anelli, dove spiccano, rispettivamente, britannici e russi, e con una parallela seconda solo alla Cina, i campioni del mondo di Glasgow 2015 si impongono a corpo libero, volteggio e sbarra, forti di alcune individualità davvero impressionanti. Inutile dire che l’Imperatore Uchimura comincia come meglio non avrebbe potuto, cioè dalla medaglia che gli sfuggì nel 2012. Dopodomani, però, nella finale All-around, nella quale l’olimpionico di Londra è entrato con il secondo totale (90.498) - dovrà guardarsi molto bene le spalle dal ritorno del russo Belyavskiy (89.799), del cinese Deng (89.665), del britannico Wilson (89.240), di connazionale Kato (89.232) e dello statunitense Mikulak (89.041), tutti dietro, in qualifica, per una manciata di punti, ma soprattutto dovrà guardare davanti a sé - cosa insolita per Kohei - dove per ora si trova l’ucraino Oleg Verniaiev (91.964). Domani invece è il turno della finale a squadre femminile con le reginette stelle e strisce che puntano al terzo titolo olimpico della loro storia, dopo le magnificent seven di Atlanta ’96 e le fierce five di quattro anni fa, oltremanica. Questa volta però è soprattutto una Special One a rubare l’occhio. Simone Biles potrebbe aggiudicarsi, da sola, cinque delle sei medaglie d’oro in palio. Maria Gorokhovskaya nel 1952 ne vinse sei, ma oltre ai titoli a squadre e all-around portò all’URSS quattro argenti. La tre volte iridata di Columbus domani, dunque, potrebbe iniziare a riscrivere la storia. Assenti le azzurre che in qualifica non sono andate oltre il decimo posto, conquistando però due finali con tre ginnaste. La Ferrari, la Ferlito e la Fasana stanno scaldando i motori per tornare i pista, quando il semaforo sarà verde.

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Rio 2016 - Finale a Squadre Maschile