Archiviate le competizioni a squadre e i concorsi generali individuali che, di fatto, hanno certificato lo strapotere del Giappone tra gli uomini e degli Stati Uniti tra le donne, innalzando alla sempiterna gloria olimpica ginnasti incredibili come Kohei Uchimura e Simone Biles, ieri si sono iniziate le finali per attrezzo con i migliori specialisti del pianeta pronti a concludere il programma dell’artistica tra i fuochi d’artificio. Si incomincia al corpo libero maschile dove il britannico Max Whitlock con il punteggio di 15.633 e un’esecuzione di un decimo più pulita rispetto ai diretti rivali, si è imposto di misura, nello sconforto di tutta la Rio Olympic Arena,  sugli idoli di casa, i brasiliani Diego Hypolito, argento con 15.533, e Arthur Mariano, bronzo a quota  15.433. L’inglesino ventitreenne, due volte di bronzo a Londra nel 2012 e terzo nell’all-around carioca, dietro i duellanti Uchimura-Vierniaiev, non solo lascia a bocca asciutta lo stesso Kohei e mister twist Kenzo Shirai, succedendo al cinese Zou Kai, ma mette a segno una clamorosa doppietta riportando oltremanica anche l’oro al cavallo con maniglie. Nella seconda finale uomini della giornata, infatti, la stella di Sua Maestà, con 15.966, si lascia alle spalle il connazionale Louis Smith (15.833) – che nel 2012 lo aveva preceduto sul podio pur restando a sua volta beffato dall’ex aequo con l’ungherese Berki – e l’americano Alexander Naddour, bronzo con (15.700). Dieci mesi dopo essere diventato il primo britannico a laurearsi campione del mondo al cavallo con maniglie, Whitlock completa così l’opera, scrivendo la pagina più gloriosa della storia ginnica del Regno Unito. Con la Union Jack indosso Super Max nega a Smith un titolo atteso per quattro lunghi anni e sfumato per 0,133 punti, portando a cinque il suo personale conteggio dei piazzamenti a cinque cerchi. In ambito femminile nulla di nuovo sotto il cielo di Simone. La Biles porta avanti senza batter ciglio il suo ruolino di marcia verso il penta trionfo. Affamata come se fosse alla sua prima gara la tre volte iridata, finalmente olimpionica a squadre e all-around, centra anche il massimo obiettivo al volteggio, precedendo, con la media del 15.966 il bronzo di Londra e la regina di Glasgow 2015, la russa Maria Paseka (15.253) e la campionessa europea in carica Giulia Steingruber, terza con 15.216. Il fenomeno stelle e strisce raccoglie così l’eredita sui 25 metri di Sandra Izbasa. La finale però verrà anche ricordata per la 41enne Oksana Chusovitina, la quale, malgrado il settimo posto finale con 14.833, giunta alla sua settima partecipazione olimpica, è stata acclamata dal pubblico carioca per la sua impareggiabile professionalità. Resta invece a mani vuote l’indiana Dipa Karmakar, ferma alla media di 15.066 e che, come la Chusovitina, ha tentato, senza riuscirvi, di concludere in piedi il Produnova, salto con il coefficiente di difficoltà più alto del Codice dei Punteggi, 7.0. Alle parallele asimmetriche, infine, si è assistito ad una specie di “bella” tra la russa Daria Spiridonova e l’americana Madison Kocian, che ai mondiali scozzesi avevano condiviso il gradino più alto del podio anche con la cinese Fan Yilin e la russa Viktoria Komova, in un incredibile quadruplo pari merito d’oro. Ebbene, la russa ha sbagliato finendo ultima con 13.966, mentre la texana con 15.833 si è dovuta accontentare dell’argento dietro Aliya Mustafina. La zarina degli staggi londinesi difende così il suo scettro, confermandosi con 15.900 nell’unica specialità nella quale era assente l’asso piglia tutto Biles. Il bronzo con 15.566 è andato a Sophie Scheder, più brava dell’altra tedesca, Elisabeth SEITZ, quarta con 15.533, ad approfittare degli errori della Douglas, che sbagliò e giunse nelle retrovie anche quattro anni or sono. Oggi si ricomincia alle 19.00 (ora italiana) con anelli, volteggio maschile e trave. Insomma un ferragosto da passare davanti alla tv con la grande ginnastica di rio 2016.