Quinta corona olimpica consecutiva per la squadra russa di Ginnastica Ritmica. Anastasia BLIZNYUK – oro anche a Londra nel 2012 - Vera BIRIUKOVA, Anastasiia MAKSIMOVA, Anastasiia TATAREVA e Maria TOLKACHEVA hanno proseguito una tradizione iniziata 16 anni fa, a Sydney 2000. A 24 ore dal titolo individuale di Margarita Mamun, arriva così anche quello d’Insieme per un en plein meno semplice di quanto si poteva immaginare alla vigilia. Il Team di Madam Viner infatti non ha dominato la competizione dall’inizio alla fine, anzi è finito dietro una sorprendente quanto solida Spagna, sia in qualifica sia al termine della prima rotazione odierna. L’errore al nastro e il conseguente 17.600 stavano per far saltare i piani delle campionesse del mondo, finché il lussuoso esercizio con il doppio attrezzo, sulle note della "Sagra della Primavera" di Stravinsky, non ha portato loro 18.633 punti e la vittoria finale con 36.233. Venti anni dopo il successo di Atlanta ’96 e il quarto posto dei Giochi del 2012, la Spagna ottiene una meritatissima piazza d’onore. Sandra Aguilar, Elena Lopez, Lourdes Mohedano, Alejandra Quereda e la nuova arrivata Artemi Gavezou si sono aggiudicate l’argento con due prove nette (quattro se si contano anche le qualifiche di ieri) e il punteggio complessivo di 35.766. Lo stesso della Bulgaria, che però finisce terza, nonostante l’ex aequo a quota 35.766. Reneta Kamberova, Lyubomira Kazanova, Mihaela Maevska, Tsvetelina Naydenova e Hristiana Todorova hanno regalato al proprio paese la terza medaglia olimpica della sua storia, dopo il bronzo del 2004 e l’argento del 1996. Con una squadra rinnovata per 4/5, la Bulgaria, iridata nell’All-around di Izmir 2014, si regala un sogno ma soprattutto potrà portare una medaglia olimpica a Tsvetelina Stoyanova, la compagna risvegliatasi dal coma, a fine giugno, dopo il tentato suicidio. Una favola , davvero. Ma come scritto a proposito di Vanessa Ferrari non sempre le favole hanno un lieto fine. Dopo il quarto posto della farfalla dell’Artistica arriva un altro legno dalle farfalle di Emanuela Maccarani. Un perdita ai nastri e un esercizio con i cerchi e le clavette pagato meno del dovuto, relega le azzurre con 35.549 ai piedi del podio, come accadde a Pechino nel 2008, anche se in modo molto meno scandaloso. Finire di 0.217 alle spalle delle amiche bulgare non è facile da digerire, soprattutto per una squadra giovane che ai mondiali di Stoccarda si era imposta ai nastri ed era stata argento nel programma con i due attrezzi, pur finendo quarta nel generale. A seguire tutte le altre protagoniste di una final eight che verrà ricordata per i colpi di scena e l’avvincente equilibrio: Bielorussia (35.299), Israele (34.549), Ucraina (34.282) e Giappone (34.200).  “Non trovo neanche le parole – risponde la capitana, Marta Pagnini ai giornalisti che le chiedono quanto faccia male questo quarto posto olimpico – Arrivare a pochi millesimi dalla medaglia è davvero brutto. Anche perché ci abbiamo creduto tanto, fino all’ultimo secondo, mano nella mano. Lo sport è questo, noi abbiamo dato tutto, ci siamo impegnate tanto sia preparazione sia in gara. Non rimpiango nulla di questa esperienza e sono orgogliosa della mia squadra. Ai nastri abbiamo pagato un nostro errore, ma ci aspettavamo qualche decimo in più dall’esercizio con i cerchi e le clavette, soprattutto dopo aver visto il punteggio molto alto della Russia. Purtroppo il nostro è uno sport sottoposto al giudizio soggettivo. Tante volte mi sono chiesta perché non ho scelto una disciplina dove c’è il cronometro o un bilanciere, qualcosa che dica con precisione oggettiva chi è il più veloce o il più forte. Ma questo è il bello della Ritmica, perché le gioie o i dolori arrivano in modo inaspettato.  Chiudo qui una carriera lunghissima. Lascio dopo aver fatto parte di una squadra incredibile, composta di ginnaste che malgrado la giovane età mi davano sicurezza e sono state eccezionali soprattutto dal punto di vista umano e personale. Un gruppo con un gran carattere, del quale non cambierei nulla. Tra noi, dopo tutti questi anni, c’è un affetto e un attaccamento che va ben oltre un risultato”.