“Che spettacolo, amici!” avrebbe detto Josè Altafini. Nel forno di Civitavecchia, in un impianto senza aria condizionata che frustra le ambizioni sportive della cittadinanza locale, sbarca la grande Ginnastica, richiamando dalle spiagge più di mille spettatori, ossia tutti quelli che sono riusciti ad entrare nel piccolo Palazzetto di via Barbaranelli. Con la prima edizione dell’Enel Cup l’AS Gin del vulcanico presidente Pierluigi Miranda ha dimostrato che il Nord Italia non ha il copyright dei grandi appuntamenti ginnici e che uno staff giovane e competente come quello della Mediterranea Eventi può mettere in piedi un incontro internazionale che rimarrà nella storia. A cominciare proprio dalla sede di gara, resa unica dalla presenza del podio, allestito con grande sacrificio del Comitato Organizzatore. A parte le gradi competizioni, non è mai accaduto, in Italia come all’estero, che i ginnasti e le ginnaste potessero misurarsi sulla struttura elastica e rialzata che normalmente sta alla base degli attrezzi, in occasione di Mondiali, Europei e Giochi Olimpici. In queste manifestazioni la prova podio, di solito, dura per tutti poche ore. Una manciata di minuti diluita in un anno di allenamenti al suolo. Ecco spiegato il motivo per cui quella di Civitavecchia è stata una sorpresa gradita a tutte le delegazioni. Ma c’è un altro dato statistico che ha reso il “Sei Nazioni” di ieri l’altro unico e indimenticabile: il ritorno all’attività di Catalina Ponor. La campionessa rumena, oro ad Atene con la squadra, alla trave e al corpo libero, aveva abbandonato lo scorso anno, dopo aver perso a Volos il titolo continentale, proprio contro le azzurre dell’astro nascente Vanessa Ferrari. I deludenti risultati della Romania ad Amsterdam - nemmeno un oro contro i tre di Russia ed Italia – hanno probabilmente persuaso la stella di Costanta a rientrare. Con lei nel gruppo, le ragazze di Forminte hanno, di sicuro, più chance, a Stoccarda prima e poi a Pechino. Ed è proprio in vista dei prossimi Campionati del Mondo in Germania, dove le prime dodici nazionali staccheranno il biglietto per la Cina, che la Federazione Ginnastica d’Italia ha inserito nel proprio calendario un test importante, a poco più di 40 giorni dall’avventura tedesca. Un meeting amichevole con scuole di grande tradizione, utile per valutare le condizioni delle nostre ginnaste, prima dell’ultimo riscontro nazionale agli Assoluti di Ancona. Il programma prevedeva sei rotazioni sui quattro attrezzi, con i tre accoppiamenti che a turno, per due volte, riposavano. Italia e Romania hanno lavorato insieme ed erano anche le uniche due nazionali con otto ginnaste. La formula adottata era quella dei mondiali, vale a dire il 6-5-4. Ogni allenatore poteva disporre massimo di sei elementi, di cui solo cinque salivano all’attrezzo e i quattro migliori punteggi concorrevano a formale il totale di squadra. In verità quella che, in ciascuna specialità, risultava essere la sesta ginnasta, invece di rimanere in panchina, ha effettuato la sua routine per la classifica individuale. Un gruppo misto composto da tre egiziane, dalle due rumene Izbasa e Dragoi, e dalle azzurre Valentina Muollo e Sara Bradaschia, tutte fuori dalla gara per nazioni, completava la lista delle partecipanti all’All-around. Ore 19.10, inni nazionali, cinque minuti di prove e si entra nel vivo della sfida. L’Italia parte alle parallele asimmetriche, come accadrà in qualifica a Stoccarda. Lorena Coza, nata in Romania ma cresciuta a Roma, paga l’emozione dell’apertura, per giunta davanti al proprio pubblico, e cade. La stellina della Ginnastica Romana ottiene un 12.20 che non inciderà, come spiegato, nel conteggio italiano. Dopo di lei la Benolli, Lia Parolari, la Zanolo e soprattutto la Ferrari con il suo 15.550, porteranno il totale dell’apparato a 56.950. Non è proprio un avvio bruciante. Al termine della prima rotazione siamo, infatti, quarti, dietro la Romania, che al corpo libero guadagna un 57,80, la Repubblica Ceca 57.70 alle parallele e la Francia, 57.10 al volteggio. Nel turno successivo, però, La Bergamelli e compagne balzano in testa, forti del 59.750 alla trave. Vanessa va avanti come un treno, stabile e sicura, nonostante il gran caldo e le urla impazzite delle sue tifose. Il suo 15.800 le varrà il bronzo nella graduatoria virtuale di specialità, dietro la Nistor (15.800) e una Ponor (16.300) a cinque cerchi. Sull’asse si riscatta anche la Coza (14.640), artefice di una buona prova nel suo attrezzo preferito, per la gioia di Mauro Di Rienzo, che l’allena all’Acqua Acetosa insieme a Valeria Beltrame. La Romania ora è staccata di 8 decimi scarsi, anche se il 58.150 al volteggio è un signor risultato e il 14.750 della divina Catalina è il più alto della giornata. Dopo la pausa nella terza rotazione, a partire dalla quarta la gara diventa un duello a distanza tra le rumene e lo squadrone di Enrico Casella, Diego Pecar, Teresa Macrì e Vincenzina Manenti. L’Italia è al corpo libero. La Ferrari vola come al solito sulle ali del Nessun Dorma, incassa un 15.900 e vince la classifica dell’attrezzo, precedendo Verisel Cassy (15.100) e Anamaria Tamarjan (14.900). Ma gli applausi della gente sono tutti per Silvia Zanolo (14.750). L’ultimo prodotto della fucina brixiana, classe 1991, che strabilia con una coreografia di Michela Francia, ricca nell’acrobatica e seducente nella parte artistica. La pedana centrale sarà l’unico terreno di scontro dal quale le nostre ragazze usciranno vincitrici sulla Romania (58.750 contro 57.800), che intanto ci sorpassa sugli staggi delle parallele con un impressionante 60.20. Ora siamo noi dietro di sette decimi e solo con il volteggio al nostro arco (56.950). La battaglia è persa, anche perché alla trave la Ponor è mostruosa e le rumene totalizzano un 62 tondo. Non mancano però gli spunti, come, ad esempio, il gradito ritorno di Francesca Benolli, che con un salto da 14.600, il migliore degli azzurri, non fa rimpiangere l’assenza della Giovannini e si candida, come il Conte di Montecristo, per uno spietato ritorno sui grandi palcoscenici. Il tabellone finale recita: 1) Romania 238,15; 2) Italia 234.40; 3) Francia 231.45; 4) Rep.Ceca 221.15; 5) Svizzera 220,70; 6) Egitto 136,05, ma con tre ginnaste. I quattro punti scarsi di ritardo dalle rumene, in questa fase della preparazione, non sono un dramma. Come accade anche nel calcio, la brillantezza non è una qualità estiva e le regine d’agosto, spesso, steccano poi in campionato. Conforta, invece, il distacco dalla Francia. Dopo aver superato in casa loro le spagnole, a fine giugno, le azzurre prendono le misure pure alle transalpine, rivali dirette nel settembre tedesco. La Ferrari, come in Olanda, rivendica anche a Civitavecchia la proprietà del gradino più alto del podio al corpo libero e, soprattutto, nel Concorso generale. Qui la campionessa di Genivolta, con un 62.100 che parla da solo, mette in fila la Nistor (59.800) e la francese Petit (58.650). La Ponor, senza le parallele asimmetriche, gioca a nascondino e chiude 24esima. Troppo presto per confrontare i suoi 20 anni d’invecchiamento con il giovane vitigno bresciano. La degustazione, per appassionati ed addetti ai lavori, è rimandata nella capitale del Baden-Württemberg. Certo, con la Tamarjan, la Grigore e la Patrascu, tutte a ridosso del podio, il recupero di una Izbasa attualmente a mezzo servizio, e la Nistor (15.90), che, seppur di 5 centesimi, costringe Vanessa all’argento delle parallele (15.850), questa Romania mette davvero paura. L’Italia, però, ha dimostrato di valere quanto le avversarie e, cosa più importante, di avere un gruppo affiatato e competitivo, che arricchisce in ogni elemento la classe dirompente della sua regina. Toi Toi Toi, fraulein!

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