“Ancora non ci credo – confessa Matilde Spinelli – Ho iniziato a fare ginnastica perché i miei genitori non sapevano dove lasciarmi dopo la scuola. Poi, un giorno, a casa, ho tirato una clavetta sul muso di Domitilla, la nostra gattina, e mia madre, esasperata, non mi voleva più mandare in palestra”. Oggi mamma Lia era con il marito e Giulia, l’altra figlia, sugli spalti del “Druzhba” a tifare per Maty, che, alla fine, le ha dedicato l’argento. “Purtroppo, dentro di me, era ancora vivo lo shock dell’ultima giornata del Campionato Italiano – continua la ginnasta pratese - quando per una mia doppia perdita d’attrezzo la Brixia era retrocessa in A2. Fortunatamente poi siamo stati ripescati, ma è stata dura dimenticare il momento in cui correvo dietro al cerchio per metà pedana. Per fortuna a Genova in World Cup e ad Andria, nel triangolare pre-europeo, ho riacquistato sicurezza nei miei mezzi”. Cresciuta nell’Etruria, la società da cui proviene anche la DTN Marina Piazza, Matilde si è trasferita nel 2005 a Brescia, prima di essere convocata a Desio per far parte della squadra. Per lei, dunque, un esordio con il botto nel dream team vice campione olimpico, ed ora anche continentale. “All’inizio mi sentivo un corpo estraneo – riprende la Spinelli – la Santoni, la Blanchi, la Falca e la D’Ottavio erano le farfalle d’argento di Atene, ed io mi sentivo il brutto anatroccolo. Durante l’estate, però, ho cominciato a sentirmi una di loro. Abbiamo lavorato tanto nel ritiro di Follonica per raggiungere questo traguardo. Si! Queste medaglie sono anche mie”. Non è semplice nella ritmica di gruppo, dove gli automatismi sono fondamentali per la buona riuscita delle routine, amalgamarsi in fretta e, soprattutto, subentrare a titolari del calibro di Daniela Masseroni e Laura Vernizzi. “Questo gruppo è più forte – rilancia Francesca Pasinetti, che con le altre aveva vinto il bronzo a Riesa e ai Mondiali di Budapest – perché ci conosciamo da più tempo. Nel 2003, quando conquistammo la prima medaglia dopo 11 anni di astinenza, aprendo questo ciclo straordinario, lavoravamo nel centro federale permanente solo da un anno. Ho sofferto tanto dopo le esclusioni di Atene e Baku – continua la ginnasta del San Giorgio Desio, che per scelta tecnica perse il treno olimpico e quello mondiale – Volevo mollare. Poi mi sono detta: proviamo quest’ultima volta, ed è andata bene. Finalmente ero sul podio e non davanti alla tv. E’ stata una grande rivincita personale e per questo voglio dedicare questo risultato a Elena Aliprandi, la mia allenatrice di club che mi è stata accanto nei momenti difficili”. Lo sport è questo. Una continua scala mobile, dove si scende e si sale con la forza del lavoro. Ma questo gruppo è unito e si vede. A Mosca, infatti, c’erano anche Chiara Del Grosso, che aveva ben figurato in Coppa del Mondo a giugno, e la Masseroni. Sono venute a spese loro, per gridare “forza ragazze”.