Con la prova podio della femminile si inizia a fare sul serio. Al Rai Congress Centre di Amsterdam le quattro azzurre prendono oggi contatto con gli attrezzi di gara, in funzione dei gruppi nelle quale sono state inserite. Alle 13.30 tocca a Carlotta Giovannini e Federica Macrì, che, nella seconda suddivisione, partono rispettivamente terza e quarta, entrambe al corpo libero, insieme alle croate, le islandesi e due olandesi. Alle 15.45 sarà poi il turno di Monica Bergamelli e Vanessa Ferrari, che vedremo sul quadrato della pedana dopo le due lituane e prima delle spagnole, nella suddivisione 3. Ricordiamo che il regolamento segue l’ordine della rotazione olimpica con la sequenza: volteggio, parallele asimmetriche, trave e corpo libero. Le italiane, quindi, partendo da quest’ultimo apparato, proseguiranno poi con il volteggio per concludere alla trave. Un percorso ben diverso da quello che la squadra dovette seguire ad Aarhus con il traumatico esordio alle 9.30 del mattino, alla trave della prima rotazione. In Olanda il raggruppamento iniziale prende il via alle 10.30, risparmiando così alle ginnaste la sveglia all’alba. In questa suddivisione, come nella successiva, sono presenti le padrone di casa e quindi ci si aspetta, fin dalle prime battute di queste qualificazioni, un gran tifo sugli spalti. Le azzurre, gareggiando in tutti gli attrezzi, puntano insieme alla finale del Concorso Generale, riservato alle migliori 24. Purtroppo il regolamento consente solo a due ginnaste con il medesimo passaporto di partecipare all’All-arund, quindi, nella migliore delle ipotesi, potremmo vedere soltanto due italiane nella competizione di sabato. Nonostante l’inevitabile esclusione, rimarrebbe però il prestigio di un en plein del quartetto azzurro nelle posizioni di vertice. Un risultato al quale punta, dichiaratamente, lo staff tecnico azzurro, soprattutto per lanciare un segnale forte in previsione dei mondiali di settembre. D’altra parte l’Italia rosa si presenta ad Amsterdam con il titolo Europeo di Volos e la Campionessa del Mondo in carica tra le sue fila. “E’ importante creare un’immagine vincente a livello internazionale – ci spiega il tecnico Enrico Casella – Basti pensare alla Romania e all’alone di invincibilità che l’ha sempre circondata per capire l’influenza psicologica di certi meccanismi. E’ fondamentale però che al nostro interno si rimanga con i piedi ben saldi in terra. Comunque, l’accoglienza nei nostri confronti è molto cambiata, dopo le ultime affermazioni e, in modo particolare, dopo il recente exploit nella World Cup di Parigi. C’è grande ammirazione e rispetto per il nostro lavoro. D’altra parte abbiamo dimostrato che anche un Paese “normale” come l’Italia, con l’impegno e la passione, può raggiungere risultati importanti. Fino a qualche tempo fa, infatti, si pensava che le medaglie d’oro fossero la conseguenza di certe organizzazioni sociali di Paesi dell’Est come Cina o Unione Sovietica oppure delle disponibilità economiche di superpotenze come gli Stati Uniti. Il fatto che una Nazionale dell’Europa occidentale, con i problemi atavici di quest’area geografica, legati principalmente all’impiantistica e alle risorse umane, sia riuscita a battere una tale concorrenza infonde fiducia in tutte le altre. Certo, esistono scuole diverse anche all’interno dell’Unione Europea. Il miracolo italiano, in qualunque disciplina, è sempre nato dalla libera iniziativa personale, dalla creatività e dalla buona volontà dei singoli. Per questo stiamo cercando di rendere organica questa caratteristica, riproducendo, o meglio, promuovendo la nascita spontanea di tante fucine artigianali. L’atleta d’interesse nazionale, quindi, senza trasferimenti in contesti artificiosi, rimane a lavorare nel suo ambiente naturale, quello societario, con i suoi stessi scopritori, assistiti e collegati ad un sistema integrato federale”. Quello olandese rappresenta un ulteriore banco di prova per testare la validità del progetto della Sezione femminile. Intanto, tornando alla gara di giovedì, osservando la prova di oggi pomerigio, possiamo anticipare che la Ferrari al Corpo Libero presenterà il solito straordinario esercizio sulle note pucciniane del Nessun Dorma, partendo da un valore A di 6.4. Sulla prima diagonale la ginnasta di Genivolta esegue lo “Tsukahara” avvitato, ossia un doppio salto giro indietro con un avvitamento, che l’ha resa celebre in tutto il Mondo. Qualche novità, invece, sul programma della Giovannini che ha cambiato l’accompagnamento musicale. L’obiettivo principale, però, dell’emiliana rimane la finale al volteggio. Per centrarlo Carlotta eseguirà due salti, così come la Macrì. Il primo è uguale a quello delle compagne, un “Jourchenko” con due avvitamenti (fa eccezione la Bergamelli che ne esegue uno solo). Nel secondo, rispetto a Federica, che presenta una rondata flic flac con mezzo giro e salto avanti raccolto, la Giovannini aggiunge allo stesso salto una rotazione finale di 360° sull’asse longitudinale. Durante la riunione tecnica di ieri sera, sono state sollevate diverse proteste a proposito del supporto su cui poggia la pedana del volteggio. L’attuale struttura costringe, infatti, tutte le atlete che saltano con il “Jourchenko” a far leva con le mani su una superficie più dura, rischiando eventuali infortuni. La soluzione, prospettata dalla delegazione italiana e accolta positivamente dall’organizzazione, potrebbe essere quella di utilizzare due tappetini, anziché uno. Alle parallele asimmetriche la Ferrari, rispetto ad Aarhus, ha alzato di un decimo il valore di partenza (6.8), aggiungendo nella sua routine una gran vota cubitale con 360°. Stesso discorso per la trave, dove Vany dovrebbe guadagnare uno o due decimi in più, in virtù di un’entrata più complessa e di un collegamento misto a tre lungo l’esecuzione. Curiosa, infine, la sequenza della Giovannini, che per temperamento non ama rimanere troppo tempo sulla trave. Allora, il suo tecnico Giacomo Zuffa, per metterla a suo agio, ha compresso tutti gli elementi obbligatori in un esercizio della durata di un minuto scarso, quando le altre restano in media sull’attrezzo 80 o 90 secondi. Una performance sprint, insomma, che non dovrebbe impedire alla potente azzurra di sprigionare tutta la sua classe.