“Non ho paura a dirlo, voglio la finale del Concorso Generale e poi l’oro al volteggio e una medaglia alle parallele!”. Questa è Carlotta Giovannini, tutta passione e sentimento. Una di quelle atlete che butta il cuore oltre l'ostacolo e dà tutto, fino all’ultima briciola di benzina in corpo, per raggiungere i suoi obiettivi. Potente, travolgente, in pedana come nella vita di tutti i giorni. Una leader per le compagne di squadra, che le vogliono un gran bene, perché è solare, simpatica, una di quelle, insomma, che fanno “spogliatoio”. Otta, per intenderci, nel calcio sarebbe un mediano con i piedi buoni, una specie di Gattuso, che al posto del ringhio però ha un bel sorriso. Più forte della stessa scaramanzia, anche se come dice lei stessa, la iella va esorcizzata prendendola di petto, oppure con qualche amuleto segreto. “In gara uso sempre lo stesso elastico per i capelli – ci confida - Lo comprai prima di andare in Grecia per gli Europei. Abbiamo vinto e non l’ho più tolto”. Ecco svelato un segreto che tante altre avrebbero tenuto per se. Ma Otta, come la chiamano le compagne, è un tipo comunicativo, che mostra fin da subito grande dimestichezza con le interviste. “Mi farebbe molto piacere ricevere le attenzioni che ora ha Vanessa. Domande, autografi, fotografie, magari! Questo non significa che nutra alcuna invidia per la celebrità di Vany. Io voglio meritarmi, come ha fatto lei, tutto questo sul campo. D’altra parte l’interesse dei media e dei fan arriva solo se hai raggiunto traguardi importanti, anzi ne è la prima conseguenza, e allora come potrei dire di non desiderare un giorno tutto questo. Sarebbe come sostenere che gareggio per partecipare e non per vincere. Sbaglia, però, chi pensa, e lo ripeto, che nella squadra azzurra ci siano invidie. Siamo tutte campionesse d’Europa e poi, una di noi, ha fatto qualcosa i più, di straordinario, anche a livello individuale. Questo non può che inorgoglirci tutte quante. Grazie a lei i giornali parlano anche un po’ di noi, anche se io vorrei fare in modo che ne parlassero ancora di più”. Domani la Giovannini aprirà al corpo libero la sua seconda avventura continentale. L’azzurra è inserita con la Macrì nella seconda suddivisione e nella seconda rotazione si troverà di fronte il cavallo del volteggio, quell’attrezzo che non più di qualche settimana fa l’ha portata sul gradino più alto del podio parigino di World Cup. “Il primo salto, il doppio avvitamento indietro, mi mette ancora paura, perché è il più difficile. Con quello in avanti, invece, nonostante l’abbia imparato da poco tempo, mi sento più sicura. Serve meno spinta e mi viene più naturale. E poi, tra i due, è quello più importante, perché potrebbe regalarmi una finale. Dopo Parigi sono più consapevole delle mie possibilità anche se battere la Chusovitina e la Grudko sarà dura. La mia tattica è quella di spingere al massimo il piede sul pedale, poi vedremo chi avrà tagliato per primo il traguardo. Ieri abbiamo provato sul campo di gara ed è andato tutto bene. Anche quel piccolo problema sull’appoggio è stato risolto con l’aggiunta di un tappetino. Rispetto a me Federica riesce a ritardare di più l’avvitamento, spingendo bene sul cavallo, mentre io anticipo troppo, dilapidando un po’ del mio slancio. Però la mia esecuzione è più pulita e riesco comunque ad andare più in alto di lei”. La terza rotazione, intorno alle 14.30, porterà l’atleta emiliana sullo staggio delle parallele. “Per fortuna non ci sarà la Tweddle, che si è operata da poco ad una spalla, però c’è Vanessa. Che bello sarebbe starle accanto sul podio, anche se su un gradino più basso, tanto io sono sempre più alta di lei. Un po’ mi dispiace però che non ci sia l’inglese. Elizabeth è la campionessa del mondo in questa specialità, mi ispiro molto a lei ed ammiro la sua ginnastica. Ebbene si, dopo la Ferrari è il mio idolo”. La Giovannini si giocherà l’accesso tra le migliori 24 nell’ultima rotazione, alla trave, ossia in una specialità che la vede protagonista di un curioso primato. “Il mio esercizio è il più corto della competizione. Dura solo un minuto perché a me non piace stare troppo sulla trave e così, facendo in fretta, mi stresso di meno. Il risultato è comunque buono, l’esecuzione è bella e pulita, ed allora cosa sto lì su a fare? D’altra parte la mia principale caratteristica è la potenza, quindi, è inutile inserire nel programma eleganti componenti artistiche, che io soffro tremendamente e che potrebbero comportarmi una penalizzante caduta. Insomma, per me che non sono una travista è meglio fare poche cose ma bene, piuttosto che strafare”. Lucida, coerente, determinata, anche nelle scelte più difficili, quelle di tutti i giorni come quelle che potrebbero condizionare un’esistenza. L’amore, prima di tutto. Si ma non per un ragazzo in particolare, bensì per la sua Ginnastica. “Per nessuna cosa al mondo rinuncerei alla Ginnastica, figuriamoci per un uomo. Se dovessi incontrare uno che mi impedisse di rincorrere il mio sogno più grande, quello di arrivare a Pechino 2008, lo manderei in un batter d’occhio a quel paese. I Giochi Olimpici li organizzano ogni quattro anni, il fidanzato me lo trovo in cinque minuti. E poi a che serve il moroso quando hai tanti amici? I miei sono fantastici, me li porterei dietro in tutte le trasferte. Come i miei genitori che mi seguono spesso, anche se per me la loro presenza non è fondamentale. Il mio obiettivo è sempre quello di far vedere a tutti quanto valgo, poi, se tra questi ci sono anche mamma e papà tanto meglio”. Ma loro lo sanno già quanto vale Charlie, e non solo in pedana. Le paure di ogni genitore sull’avvenire dei figli sono state subito fugate dalla grinta e dall’impegno di Carlotta. “Mi ci hanno portato loro in palestra, perché in casa facevo sempre la ruota e poi mi arrampicavo sugli alberi. Ora ci passo sei ore e mezza al giorno, insieme ai miei allenatori, Giacomo Zuffa e sua moglie Eleonora Gatti. Mi alleno sola, perché le mie compagne della Bincoverde Imola sono troppo piccole. Comunque io non ho problemi di spazio come Vanessa, al massimo da noi manca l’aria condizionata”. Certo il motto “volere è potere”, sembra incarnarsi alla perfezione in questa ragazzotta, nata a Castel San Pietro quasi 17 anni fa. “In verità non è che fossi partita con l’intenzione di arrivare in Nazionale. Mi divertivo e questo già mi bastava. Ho iniziato a crederci dopo la vittoria di Volos. Vincere per la prima volta nella storia del tuo Paese una medaglia d’oro a squadre nella competizione del tuo esordio significherà qualcosa? Sarò mica una predestinata? Scherzi a parte, quando nella vita decidi di imboccare una strada, conviene valutare bene i primi segnali, se ci sono o meno dei riscontri, perché, eventualmente si è ancora in tempo per tornare indietro. Al momento non ci sono avvisaglie negative, voi che dite? Mi piacerebbe tanto raccogliere l’eredità di Francesca Benolli, che nel 2005 vinse l’oro al volteggio, agli Europei di Debrecen, purtroppo però tra me e la medaglia c’è sempre la Chusovitina. La tedesca ha 32 anni, un figlio e si mantiene ancora ad altissimi livelli .Ma non si poteva ritirare, invece di mettersi sulla mia strada? I suoi salti partono da un punteggio molto alto e poi il suo è un nome che conta molto in campo internazionale, mentre il mio no, per ora”. Carlotta guarda in faccia il suo futuro con la stessa decisione con cui fissa il cavalo del volteggio al vertice opposto della striscia della rincorsa. “Prenderò un diploma da privatista in un Istituto Socio-Pscico Pedagogico, una di quelle scuole che servono per diventare insegnanti d’asilo, ma io da grande vorrei fare tutt’altro. Una laurea in Scienze Motorie e poi, magari, mi piacerebbe aprire una palestra di fitness con mio fratello. Sarebbe un modo di rimanere nell’ambiente senza lo stress dell’agonistica. Una volta che smetto posso continuare a dare una mano, se serve, ma non ad alti livelli. Preferisco la formazione di base”.