Il suo nome è Pagnini, Marta Pagnini. Su un brano da action movie, tratto dal cartoon “Madagascar”, la ginnasta pratese della scuderia di Manola Rosi è stata la prima delle azzurre a salire in pedana nel 3° Trofeo “International Spoleto Cup” di Ginnastica Ritmica, con una buona esecuzione alle clavette (14.525), di un pelo più lunga rispetto alla musica. L’apertura vera è propria era toccata ad Anna Gurbanova con la fune (16.125). L’azzera, 15esima nelle ultime qualifiche Mondiali, è soltanto una delle tante stelle internazionali attirate in Umbria dall’ottima organizzazione della Polisportiva La Fenice. Da applausi, per esempio, il cerchio di Eugenia Kanaeva (18.050). La russa, che in Italia ci viene spesso e volentieri, non perde occasione di dimostrare di valere almeno quanto le sue più celebrate connazionali. Le individualiste italiane, comunque, non sono state certo a guardare. La Zancanaro si è tolta subito il pensiero sparando una clavetta fuori pedana, sul vertice destro del tavolo di giuria. La bella veneziana, reduce dall’indimenticabile esperienza parigina nella rassegna di presentazione della candidatura milanese per l’Expo 2015, dopo l’errore non si è persa d’animo ed ha tirato fuori tutta la sua grinta, completando un esercizio, in ogni caso, seducente (15.00). Infine la Ianni. La teatina sta mantenendo tutte le promesse ed al primo anno da senior sembra quasi una veterana. La sua fune è un orologio con i meccanismi che scattano a memoria e alla fine si sentono 15.325 rintocchi. Nella seconda rotazione la Pagnini esegue un nastro onirico su base classica che convince ed avvince, ma non le giudici che ci risvegliano bruscamente con un 13.800. Piace anche la piccola bulgara (14.600). Filippa Siderova presenta una composizione dinamica e grintosa, peccato che il cerchio le rotoli via proprio sulla battuta finale. “Non aver paura di sbagliare il calcio di rigore - cantava De Gregori – un giocatore si vede dal coraggio”… e ne ha da vendere la nostra Beatrice, che si riprende alla grande con un programma al nastro (15.725) aggressivo, ampio e al tempo stesso elegante. Il giorno che la smetterà di partire con l’handicap il diesel della Veronese potrà raggiungere la vetta con meno patemi, suoi e dei suoi ammiratori. Una che, invece, sembra avere idrogeno liquido al posto del sangue è la Ianni. La stella cometa di Chieti (Chiara è nata il 25 dicembre e il prossimo Natale compirà 16 anni ) sembra non rendersi neppure conto di essere in competizione (oppure è terribilmente consapevole delle proprie capacità) e chiude la routine al cerchio (15.825) con grande freddezza, lasciando il pubblico a bocca spalancata. La stessa espressione che desta la prova della Kanaeva alle clavette (18.00). E pensare che a Patrasso la Russia ha preferito tirar fuori la Kabaeva dalla naftalina, piuttosto che lasciar sbocciare Eugenia nel grande prato verde della ritmica che conta. Considerando che le qualificazioni per Pechino sono ancora a livello numerico e non nominativo, ci viene il sospetto che la Kapranova non dorma proprio sonni tranquilli. Al terzo giro la Pagnini, in completo giallo, esibisce una fune leggera (14.025), tanto che pare un canarino volar nell’aere del “Don Guerrino Rota”. Gli spalti si riprendono dall’atmosfera leggiadra della toscana con il rock'n'roll della Siderova alle clavette (14.100) e la vivace esecuzione di Lisa Wang al cerchio (15.750). Lanci alti, ampi salti e piroette hanno caratterizzato l’uscita di Bea nella penultima rotazione, che la vedeva impegnata alla fune (16.050). Con la teoria degli opposti Eraclito da Efeso ci insegnò che non esisterebbe il bello senza il brutto, né il bene senza il male, e così una perdita alle clavette (14.750) della Ianni è servita a rendere più affascinante il resto della sua performance. Quando tutto viene bene, paradossalmente, non si apprezzano appieno le difficoltà di taluni movimenti. Chiara, che al contrario delle apparenze era molto emozionata, a detta di Germana Germani, la sua allenatrice societaria, per la prima volta mostra un lato umano che la rende, se no perfetta, perfettibile. Un’altra che la perfezione la rasenta è Eugenia (17.650) che “con il nastro rosa” fa cose che neppure Lucio Battisti sarebbe riuscito a raccontare in una sua canzone. Non va per libellule neppure la nostra Marta. La campionessa della Petrarca Arezzo, è proprio il caso di dire, quadra il suo cerchio nell’ultima rotazione, dialogando con l’attrezzo senza tentennamenti. Purtroppo è il punteggio a far balbettare (14.150). Più che una prosa si svela una poesia, invece, l’ultima apparizione della Zancanaro. Anche lei al cerchio (15.900), la regina dell’Ardor Padova finisce nel solito crescendo “rossiniano”. Proponiamo, soltanto per Bea e per il piacere di tutti coloro che la amano, un quinto attrezzo! Scherzi a parte, ci pensa una bella, lunga e colorata Maria Yushkevich a proiettarci nelle tradizioni ginniche delle scuole dell’Est. Anche la Ianni sceglie la musica del Padrino di Francis Ford Coppola per evocare suggestioni siciliane e forse per fare alla giuria una “proposta che non si può rifiutare”. Peccato che in un passaggio il nastro si avvinghi alla caviglia dell’azzurrina, compromettendo la pulizia della routine (15.325). La ciliegina finale sulla torta spoletina ce la mette la campionessa russa che, nonostante una perdita, trascina con la fune (17.650) spettatori e giuria, sul ritmo irresistibile della mitica Kalinka. A conti fatti la Kanaeva si aggiudica il Torneo con un 71.350 che in Grecia, a settembre, le sarebbe valso il bronzo dell’All Around. Seconda Anna Gurbanova con 64.425, mentre sul gradino più basso finisce la bielorussa Maria Yushkevich (62.775). Ad un solo decimo di distanza Beatrice Zancanaro (62.675), che senza l’errore alle clavette, costato uno 0.40, avrebbe meritato il terzo posto. Staccate di un soffio anche la statunitense Lisa Wang, quinta con 61.275, e la nostra Chiara Ianni (61.225), che è andata leggermente calando nelle ultime due rotazioni. A seguire la bulgara Siderova (58.250), l’altra azzera Javadli (58.225) e la canadese Martincek (56.600). Al decimo posto Marta Pagnini, che con 56.500 c’è piaciuta più di quanto non dica la classifica. Fanalino di coda la croata Anamarija Zelinorsky, che va in ogni modo ringraziata, come tutte le altre straniere presenti, per aver reso l’immancabile appuntamento ducale, fortemente voluto e difeso, tra mille difficoltà, dal Presidente Settimi, una straordinaria vetrina planetaria.

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