E’ stata una gara strana. La partenza con l’handicap della Cantaluppi, la rincorsa e il trionfo finale da un lato, l’illusione della Ianni e poi il risveglio dall’altro. “Parlando con Martina (Alicata), qualche giorno fa – ci racconta Julieta – le spiegavo che io gareggio meglio quando sono indietro, quando devo inseguire. Dopo il primo posto in qualifica e tutti quei complimenti mi sentivo sulle spalle il peso della favorita. L’esperienza non c’entra, le gambe tremano sempre, soprattutto se hai i riflettori addosso e tutto da perdere. Tra l’altro non stavo neanche bene: qualche linea di febbre, per il freddo preso il giorno prima nei passaggi tra il campo gara e la palestra del warm up, e un po’ di nausea mi avevano indebolita”. La gara inizia puntuale alle 18.00. Il PalaTricalle di Chieti, non troppo distante dal Villaggio mediterraneo, è quasi al completo. Tanti chietini, ma anche una buona rappresentativa di Fabriano, la città adottiva della Cantaluppi. C’è il presidente del sua società, Leandro Santini, uno striscione bianco rosso e verde con la scritta “Forza magica July”, tanti amici, la zia Marina, le compagne della squadra che tre settimane fa ha portato sul gradino più alto del Campionato d’Insieme, le giovani allieve, che segue insieme alla mamma, Kristina Ghiurova (campionessa del mondo alla fune a Londra 1979) e che l’ammirano come un’icona. In tribuna autorità siedono il Presidente mondiale Bruno Grandi, il Segretario Generale della FIG André Geissbühler e l’egiziano Abou Shabana Noa, membro della Commissione Tecnica Internazionale. Qualche fila più in là Fabrizia D’Ottavio, madrina della manifestazione. Lo staff dell’Armonia d’Abruzzo ha fatto le cose davvero in grande, grazie all’impegno di un team di professionisti, coordinato da Valerio Di Battista, il papà di Chiara, nazionale juniores, ed Anna Mazziotti. Le professoresse Marina Piazza e Daniela Delle Chiaie, supervisionavano il lavoro delle giudici. Un’esibizione con la palla di Federica Febbo ha aperto ufficialmente le ostilità. A rompere il ghiaccio ci pensa la greca Michaela Metallidou, che chiuderà in 5ª posizione. Poi la turca Pinar Akilveren, la spagnola Carolina Rodriguez, che esordisce con una palla discreta, senza grandi virtuosismi, e la cipriota Loukia Trikomiti. All’ingresso di Julieta, lo speaker imposta la voce e il Palasport esplode in un boato assordante. “Ho lavorato 4 anni per questo momento – ci racconta l’azzurra – dopo la delusione del 4° posto di Almeria volevo a tutti i costi salire sul podio. E’ partita la musica ma io sentivo solo il battito forte del mio cuore. La prima perdita sulle capovolte è stata inattesa e traumatica. L’infilata finale, quel rischio che stupisce il mondo ovunque vada, mancata maldestramente. La fune ancora in terra! Sul divanetto del kiss and cry mi sono detta: adesso basta, non posso lasciar vincere una francese in Italia”. Per fortuna il ritardo accumulato non era incolmabile, appena un decimo e mezzo. La 24enne di Calais, infatti, avrebbe raccolto, al penultimo esercizio della prima rotazione, un 25.300 che lasciava spazio ad una fantastica rimonta. E così è stato. Nel giro seguente, con la medesima successione, la Cantaluppi e la Ledoux hanno continuato a prendersi a sportellate, una spanna sopra tutte le altre. Il punteggio al cerchio è identico, come due macchine affiancate che tagliano contemporaneamente il cronometro dell’intermedio. La ginnasta d’oltralpe, argento nel 2005 dietro la splendida Cid Tostado, ha una ruota di vantaggio, eppure l’impressione è che Julie ce l’abbia nel mirino. “Il programma del cerchio è l’unico che non mi ha montato la Robeva, ex campionessa bulgara ed oggi splendida scopritrice di talenti nel paese di mia madre. Adesso torniamo da lei – continua l’oro di Pescara 2009 – per completare l’opera. Però vedrete il nuovo cerchio soltanto nel 2010, voglio giocarmelo al momento giusto”. Anche il vecchio, comunque, tanto male non è, visto che basta per bucare di un decimo il tetto del 26. “Dall’inizio dell’anno le basi di partenza dei miei esercizi sono cresciute progressivamente. Mamma dice che prima o poi arriverò a prendere 27. Per ora mi basterebbe un punto in meno per entrare in qualche finale mondiale, magari a Miè, il prossimo settembre. Li ci saranno le stelle dell’Est. Cosa hanno loro più di me? Io credo che la ginnastica sia aperta a diversi modi di espressione. Noi Occidentali la interpretiamo più come una forma d’arte che come uno sport. La manualità è importante, l’attrezzo non è un optional, e la composizione organica è prevalente sul singolo virtuosismo tecnico. Due filosofie differenti, che, a mio modo di vedere, dovrebbero avere pari dignità”. Intanto la rassegna arriva al giro di boa. Al punto in cui Chiara Ianni si sentiva con un piede sul gradino di bronzo, dopo due splendide esecuzioni al cerchio (24.850) e alla palla (24.800). La spagnola, nello specchietto retrovisore, inseguiva a più di mezzo punto. La slovena Mojca Rode, che gareggia in Serie A con la Polimnia Romana, e la Metallidou non rappresentano un’insidia. I tanti tifosi abruzzesi, Chiara Del Grosso, Desiree Pagliaccia, l’allenatrice Germana Germani, spingono la teatina verso l’alto, quasi per inerzia, perché se lo meritano, perché sarebbe una favola, dopo l’incubo dei terremoti e la grande fatica per dare una degna accoglienza a questa XVI edizione dei Giochi del Mediterraneo. “E’ più difficile gareggiare in casa – spiega la Ianni – senti la carica ma anche la responsabilità. Sono contenta della mia prova, secondo me la più bella dell’anno. La Rodriguez, forse è più matura e conosciuta di me, e questo le ha giovato”. In verità l’esperienza della rivale nulla ha a che vedere con il 23.900 dell’azzurra al nastro. Una valutazione difficilmente comprensibile, sottolineata dai fischi degli oltre 2.000 spettatori. Al terzo giro Carolina guadagna quasi un punto e mezzo in più, grazie al 25.275 con la fune, e sorpassa la 17enne di Torre de’ Passeri. Disdetta! La classifica trema, quasi come quel maledetto 6 aprile. Ad indorare la pillola, un istante prima, ci aveva pensato la Cantaluppi, capace, a sua volta, di bruciare la Ledoux. In realtà, mettendo in ordine gli eventi, la palla di Julie non aveva meritato il 26 per 50 millesimi, lasciando l’amaro in bocca. Il dolce – e ci scusiamo per la poca sportività - è tornato poco dopo, vedendo rotolare la sfera di Delphine, che pertanto non andava oltre un misero 24.275. Una volta preso il comando la stella della CariFabriano ha messo il Kers - 26.350 al nastro, pazzesco! – ed è scomparsa all’orizzonte. L’atleta transalpina avrebbe dovuto sfiorare il muro del 28, roba da Kanaeva. Il suo 25.00, nella penultima uscita prima di Chrystalleni Trikomiti, ha anticipato la bandiera a scacchi, facendo stappare lo champagne alla Cantaluppi, che in diretta televisiva, al fianco di Andrea Fusco ed Isabella Zunino Reggio, non poteva fare altro che dedicare la prima medaglia della Ginnastica a Pescara 2009 - la prima nella storia della ritmica azzurra in questa competizione, la 194^ affermazione nell’Albo d’Oro FGI, dal 1951 ad oggi, l’oro numero 61 - alla famiglia e a tutti coloro che le hanno dato la possibilità di arrivare fin li. Il resto ce lo racconta mentre andiamo a Casa Italia, dove l’aspettano i vertici del Coni e del COL per festeggiarla: “Il presidente Agabio al telefono mi ha ricordato il nostro incontro, in Federazione, quando, dopo i Mondiali di Baku, nel 2005, avevo deciso di smettere. Devi andare avanti, mi disse, e aveva ragione lui. Gli ho dato ascolto ed ora non posso che ringraziarlo pubblicamente. Sul podio mi vergognavo un sacco, ma che emozione sentire l’Inno di Mameli e la gente che continuava a cantare anche dopo l’interruzione della musica. Petrucci mi ha baciata e mi ha fatto i complimenti. Ho conosciuto e stretto la mano a tante di quelle autorità, che però non saprei dire chi sono”. L’aiutiamo noi. Il Commissario Straordinario Mario Pescante, il presidente del CIO Jacques Rogge, lo stesso Bruno Grandi hanno aspettato il loro turno per salutare l’oro individuale della Ginnastica Ritmica. Julieta, stanca e frastornata, era al tavolo con Federica Pellegrini e Fabrizia D’Ottavio, che giganteggiavano, tra flash e sorrisi di circostanza. Conoscendola, la nostra campionessa già stava pensando ai prossimi impegni: “Fra due settimane vado a Belgrado per le Universiadi (ma non si ferma mai!! Ndr.), poi comincerò a lavorare sui Mondiali”. A più di 20 chilometri di distanza dal porto turistico di Marina di Pescara, dal jet set sportivo, dal concerto di Branduardi e dal “Nessun Dorma” di Piero Mazzocchetti, davanti ad una sfilata di tavoli circolari, stile matrimonio all’italiana, la piccola Ianni faticava a prendere sonno, con una medaglia di legno al collo, immeritata. “Il mio era un nastro da 24.400, almeno. Sarebbe bastato per la terza piazza. Ad ogni modo arriviamo a conclusione di un primo semestre tutto sommato positivo. Gli esercizi adattati al nuovo Codice dei Punteggi sono stati bene assimilati, come confermano i piazzamenti agli Europei di Baku e agli Assoluti di Biella. Ora si tratta solo di lavorare sulla pulizia dell’esecuzione. Prima però mi fermo per una decina di giorni. Devo curare una fastidiosa fascite plantare al piede destro, in tempo per il Giappone”. A Chiaretta possiamo soltanto augurare di ripetere l’impresa della Cantaluppi, che provò, quattro anni fa, le stesse sensazioni, giurando a se stessa di vendicare quell’onta nell’edizione successiva. Chissà che a Volos, nel 2013, non tocchi a lei brindare a Casa Italia.