E’ l’unica ad avere un titolo individuale da difendere, l’oro al corpo libero di Pescara 2009. Elisabetta Preziosa, dopo la Ferrari, è la ginnasta più titolata ed esperta della Nazionale Italiana di Artistica che venerdì ha trionfato a Mersin, conquistando il primo alloro della missione CONI. Oggi era sugli spalti a fare il tifo per Giorgia Campana e per Vanessa, impegnate nella finale all-around. Domani tornerà in pedana al corpo libero. Noi l’abbiamo raggiunta per porgerle qualche domanda e per farci raccontare qualche curiosità di questa trasferta in Turchia da mille e una notte.


 

Betta, dall’alto della tua esperienza, come giudichi la prestazione in qualifica della Preziosa?

 

“Purtroppo non sono in splendida forma, ho molto male ad un ginocchio che spero, dopo le vacanze, ritorni a posto. Sono riuscita lo stesso a dare il mio contributo. Mi dispiace per la trave. Ho sporcato l’esercizio e quasi cadevo nell’uscita”.

 

Tu facevi parte della squadra – insieme a Emily Armi, Paola Galante, Andrea La Spada e Serena Licchetta - che nel 2009 arrivò di un decimo alle spalle della Francia. Una sconfitta in casa che ancora brucia.

 

“Di sicuro avevamo voglia di riscattare quella beffa. Questa squadra era nettamente più forte delle avversarie. A Pescara Vanessa era infortunata e lei fa sempre la differenza”.

 

Nell’edizione scorsa dei Giochi del Mediterraneo non avevi neppure 16 anni. Quanto è cambiata da allora Elisabetta Preziosa? 

 

“Penso di essere maturata mentalmente, ma sono sempre la solita Betta”.

 

Agli Europei di Mosca sei rimasta a guardare. La concorrenza è sempre più agguerrita, le piccole spingono per un posto al sole, com’è giusto che avvenga in una ambiente sano e competitivo. Ed una campionessa si vede quando deve lottare per rimanere tale. Sei d’accordo?

 

“Non c’è dubbio. Nella Ginnastica, soprattutto, non si vive di rendita. Dopo la delusione per la mancata convocazione ai Campionati d’Europa ho continuato ad allenarmi duramente e le mie stesse compagne, quelle che potrebbero sembrare delle rivali per un posto in Nazionale, proprio loro mi hanno dato gli stimoli giusti per andare avanti. Ringrazio, in particolare, quelle che erano con me nell’ultimo collegiale di Brescia. La medaglia d’oro a squadre è un qualcosa in più. Il frutto del lavoro che abbiamo fatto tutte insieme. Ma ciò che più conta è quello che c’è dietro la medaglia di Mersin. Un gruppo!”.

 

Alcune delle ginnaste che, per motivi vari, non sono state convocate dal DTN Enrico Casella per la trasferta turca si sono consolate ritirando un altro premio, strano forse, insolito, ma comunque importante a livello di comunicazione. Ti è dispiaciuto non partecipare agli MTV Awards di Firenze?

 

“C’ero stata lo scorso anno, quando non partii per Bruxelles. Ricordo che ero, al tempo stesso, felice di vivere quell’esperienza e dispiaciuta di non essere nel mio elemento naturale, la Ginnastica. Questa volta ho provato le stesse sensazioni, seppur invertite. Di sicuro, se mi si ponesse mai una scelta, non rinuncerei ad una competizione per un premio televisivo. Mi sento una ginnasta, amo il mio lavoro e non lo cambierei certo con la TV. Ho le idee molto chiare in proposito”.

 

Però vorrai mandare un messaggio a tutti i tuoi fan che attraverso Ginnaste-Vite parallele hanno imparato a conoscerti e ad amarti?

 

“Certo, li adoro tutti i miei fan, nessuno escluso. E li ringrazio per il sostegno che mi danno, in continuazione”.

 

Ti manca di più il fidanzato oppure le tue tre pesti, Elisa Meneghini, Alessia Praz e Sara Barri?

 

“Io e Lorenzo (Sestini) ci siamo sentiti molto spesso, grazie alla WiFi del Villaggio, ma averlo vicino è tutta un’altra storia. Alessia e Sara mi hanno mandato un bel messaggio prima della competizione a squadre! Elisa, invece, non l’ho sentita, però i suoi genitori mi hanno inviato un messaggio di complimenti. In effetti, anche se da un lato mi riposo un po’, dall’altro è strano non sentirmi intorno le loro risatine”.

 

Che voto dà il “master chef” Preziosa della cucina turca?

 

“Devo dire che i secondi piatti non sono male, ma il resto lascia un po’ a desiderare. Per fortuna nel villaggio degli atleti c’è la cucina internazionale”.

 

Per una ginnasta che ha preso parte ai Giochi Olimpici che effetto fa vivere la dimensione dei Giochi del Mediterraneo? Dopo aver sfilato allo Stadio di Londra deve sembrarti tutto più piccolo.

 

“Purtroppo non abbiamo preso parte alla Cerimonia di Apertura dei Giochi di Mersin perché il giorno seguente avevamo la sveglia alle 6.00 del mattino. Credo però che, qualunque manifestazione, sia sempre emozionante rappresentare il proprio paese e sfilare dietro al Tricolore”.

 

A proposito, il Presidente del Coni, Giovanni Malagò ha detto che non è obbligatorio cantare l’Inno di Mameli, purché lo si rispetti. Tu lo canti a voce alta oppure nel tuo cuore?

 

“L’inno lo canto sempre, in ogni occasione. E spero di continuare a farlo in coro, con le mie compagne”.

 

Ce ne siamo accorti guardandoti sul gradino più alto del podio di Mersin. A cosa stavi pensando in quel momento?

 

“Pensavo che era stato raggiunto l’obiettivo principale della trasferta, vincere la gara di squadra. Adesso, ognuna di noi, può cominciare a divertirsi”.