"Le Olimpiadi offriranno ai brasiliani un’opportunità d'unione, a prescindere dalla situazione politica". Questo e' stato l'augurio di Thomas Bach, Presidente del Comitato Olimpico Internazionale, all'indomani dell'impeachment di Dilma Rousseff. A pochi giorni dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Rio, Il Brasile vive uno dei momenti più difficili della propria storia, dal punto di vista politico, economico e sociale. Alla guida del Paese c’è oggi il Presidente ad interim Michel Temer, vice-Presidente nell'esecutivo eletto nel 2014 ed ex alleato della Rousseff. Il 12 maggio 2016 il Senato ha approvato la messa in stato di accusa dell'esponente del Partido dos Trabalhadores, storico movimento di sinistra. L'accusa e' di aver camuffato i conti dello Stato, posticipando la restituzione di un prestito di 3,5 miliardi di reais (865 milioni di euro) e approvando sei decreti fiscali senza sottoporli al giudizio del Congresso. Le chiamano "pedalate fiscali", una pratica ritenuta comune nella pubblica amministrazione brasiliana. La votazione del Senato è terminata 55 favorevoli contro 22 contrari, determinando una sospensione della Presidente per 180 giorni. Nel frattempo una commissione speciale sta analizzando il caso, che sarà votato nuovamente dopo le Olimpiadi. Per l'approvazione della relazione definitiva saranno necessari 54 voti, uno in meno rispetto a maggio. La sensazione, salvo sorprese, è che Dilma Rousseff verrà allontanata dall'incarico e Temer proseguirà nell'azione di governo. Il 52% dell'opinione pubblica brasiliana (dati Ipsos) vuole però che si vada a nuove elezioni già a ottobre. La coppia Rousseff-Temer fu eletta nel 2014 con 54 milioni di preferenze. Un'alleanza che univa la sinistra con il partito centrista del PMDB. Il rapporto fra i due ha cominciato a incrinarsi dopo il processo d'impeachment, accettato e sostenuto da Eduardo Cunha, presidente della Camera e leader dell'ala evangelica del Parlamento. Il governo attuale è formato dal PMDB e sostenuto dal PSDB, la destra di Ae'cio Neves. Un recente sondaggio della Confederazione nazionale dell'Industria ha rivelato che solo il 13% dei brasiliani considera buono l'operato del governo Temer, mentre ben il 39% lo giudica pessimo. Dilma e Lula, "padri" del progetto olimpico, non parteciperanno alla cerimonia d'apertura. Cosi' come Fernando Henrique Cardoso, presidente dal '95 al 2002. La situazione è critica a livello federale (il Brasile è una Repubblica federale, ndr), ma lo è altrettanto a livello statale. Il governo di Rio de Janeiro versa in difficili condizioni economiche. Francisco Dornelles, governatore ad interim dello stato di Rio, ha dichiarato lo Stato di calamità per ottenere fondi straordinari da Brasilia e concludere le opere olimpiche. Molti professori, dipendenti pubblici e poliziotti sono ancora in attesa di ricevere gli stipendi arretrati. Il governatore di Rio, Luiz Fernando Pezão, è in aspettativa per problemi di salute. Le decisioni spettano dunque al subentrato Dornelles. Il trait d'union di queste Olimpiadi è il sindaco Eduardo Paes. Esponente del centrista PMDB, ha mire ambiziose dopo le Olimpiadi, quando il suo secondo mandato sara' giunto al termine. Paes sarà il secondo politico nella storia ad essere responsabile per i due maggior eventi sportivi a livello internazionale: la finale di Coppa del Mondo e i Giochi Olimpici. L'unico precedente nella storia appartiene al militare Alfonso Corona del Rosal, capo del dipartimento del Distretto Federale del Messico, responsabile delle Olimpiadi del 1968 e della finale mondiale del 1970, disputata all'Azteca di Citta' del Messico (Brasile-Italia, 4-1). Paes era a Copenhagen  nel 2009 quando il CIO scelse il Brasile e ci sarà al Maracanã, per ricevere fischi o applausi. Una decisione che spetta solo ai brasiliani.

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