Parigi - Macchini "Number One" alla sbarra! GrassORO al volteggio e Grabry è piazzato al cavallo
Due ori italiani alla Bercy Arena di Parigi, un anno dopo i Giochi Olimpici. In palio non c’era la medaglia con la Nike e il pezzetto della Torre Eiffel, ma la cornice era comunque da brividi. Soprattutto per chi, come Carlo Macchini, aveva un conto aperto con il destino. E l’agente marchigiano lo ha regolato, regalandosi l’oro della Coppa del Mondo, su quella sbarra francese dalla quale era caduto, la scorsa estate, e sulla quale oggi ha servito la sua vendetta, su un piatto freddo da dodici mesi, scendendone, in piedi, a testa alta, da campione. Con 14.433 (6.000 - 8.433) "Bistecca96" – il suo nickname sui Social, dove è seguitissimo – migliora di 133 millesimi la prestazione delle qualifiche, scalando tre posizioni, e con meno di un decimo di vantaggio sull’idolo di casa, il francese Kevin Carvalho (14.366), Carlo fa risuonare l’Inno di Mameli in tutto il XII arrondissement. Il bronzo va al collo del migliore delle ammissioni, il cinese Taipei Tang Chia-Hung, fermo a quota 14.366, mentre il britannico Joe Fraser, il secondo sbarrista del Q1, si deve accontentare della settima piazza, a 13.433.
Bravo Macchini, proprio in chiusura di questa seconda giornata di Challenge, a concedere il bis canoro sulle rive della Senna. Sì, perché, prima del ventinovenne di Fermo, cresciuto da Marco Fortuna, era stato un altro azzurro a farci cantare “Fratelli d’Italia”. Il riminese Thomas Grasso, infatti, non si è smosso di un centimetro dalla pole-position in qualifica e con la media del 14.016 – frutto del 14.300 (D. 5.200 – E. 9.100) sullo Yurchenko con triplo avvitamento e del 13.733 (D. 5.200 – E. 8.633 Pen. -0.10) sul Kasamatsu triplo – ha tagliato il traguardo sulla pista dei 25 metri, sempre al comando. Nulla da fare per gli inseguitori, a cominciare dal taiwanese Tseng Wei-Sheng (13.916), protagonista di una straordinaria rimonta dal quinto posto fino alla piazza d’onore, e dal norvegese Sebastian Sponevik (13.883), altrettanto sbalorditivo nella risalita dalla sesta alla terza posizione. Lo spagnolo Sergio David Kovacs (13.749), l’avversario più temibile, ieri, per il romagnolo del 2000, finisce ai piedi del podio. L’Inno d’Italia diventa un po’ il leitmotiv della manifestazione, e, in assenza della Fate dell’Italdonne, che sia l’ItalGAM a metterlo in play suona davvero bene, soprattutto a poche settimane dai Mondiali individuali di Giacarta. L’Indonesia non è poi così lontana dal Giappone di Kitakyūshū, dove nel 2021, nella prima rassegna iridata del nuovo ciclo olimpico, Grasso e Macchini masticarono un amaro legno nelle rispettive finali di specialità. Un altro conto aperto, dunque, che i due azzurri vorrebbero chiudere, Cocciaro permettendo.
Unica nota dissonante, nello spartito dorato della delegazione guidata da Fulvio Traverso, è il terzo punteggio al cavallo di Gabriele Targhetta. Il talento di Monza era stato il migliore sabato con una nota di partenza da 6 confermata pure nella finale odierna. È stata la pulizia dell’esecuzione a fare la differenza, 8.733 contro 9.166. E con il totale di 14.733 il ginnasta della Spes Mestre, scende dalla groppa e atterra sul bronzo. Solo per questo è dissonante, perchè la tripletta aurea sembrava possibile. Il titolo del cavallo con maniglie, invece, va allo sfidante, il kazako Nariman Kurbanov, leader con 15.066 (comunque un decimo in meno della qualifica di Gabriele), davanti all’armeno Hamlet Manukyan (14.800). Resta a bocca asciutta l’altro kazako, Zeinolla Idrissov, il cui quarto posto a 14.633 ci racconta di una sfida davvero all’ultimo millesimo, con tutti i migliori, incluso il brianzolo allenato da Gianmatteo Centazzo, staccati di pochi decimi. Con tre squilli di trombe e quattro ginnasti al seguito, due ori e un bronzo su sei finali maschili, la missione FGI nella World Cup transalpina si conclude alla grande. Ora si torna in palestra per preparare gli Assoluti di Quartu Sant’Elena, dal 26 al 28 settembre, dopo i quali i DTN scioglieranno le riserve sui Mondiali indonesiani.