da Il Messaggero di giovedì 18 dicembre 2003
di RITA SALA

Roma - La capitana ha compiuto 16 anni pochi giorni fa. Festa in albergo, con la sua allenatrice e le compagne di squadra, senza rimpiangere troppo la discoteca, i parenti, gli amici. Senza avvertire la mancanza di Eminem o della città in cui è nata: Roma. E’ la più piccola del gruppo, Elisa Santoni. Ma il suo carattere, il comportamento in pedana e fuori dice l’allenatrice, la milanese Emanuela Maccarani, 37 anni la rende di diritto leader e giusta rappresentante dell’ensemble.
Le nove ragazze della ginnastica ritmica italiana, che hanno vinto due storici bronzi ai Mondiali di Budapest, qualificandosi per le Olimpiadi di Atene, vivono da monache laiche a Desio, in provincia di Milano, ospiti del locale centro tecnico federale. Appartengono alla popolazione silenziosa delle atlete che non vanno in vetrina. Coltivano con grande sacrificio una disciplina che non ha e non dà ricchezza. Rinunciano alla quotidianità “normale” (hanno tutte fra il 16 e i 18 anni) per allenarsi mattina e pomeriggio, affrontando lo studio dopo le 17, con insegnanti che garantiscono a tutte il regolare svolgimento delle scuole superiori. Vanno a casa una volta ogni tanto. Solo alcune hanno la famiglia non troppo lontana.
Sono, oltre alla Santoni, Daniela Masseroni di Bergamo; Francesca Pasinetti di Desio; Romana Laurito di Gallarate; Laura Vernizzi di Como; Elisa Blanchi di Velletri; Fabrizia D’Ottavio di Chieti, diciottenne, la veterana; Marinella Falca di Giovinazzo (Puglia); Pamela Mastroianni di Catanzaro. Nove creature di evidente bellezza che hanno scelto di consacrarsi al culto del corpo e di esprimerlo nel movimento organizzato. «Quando ero in attività come ginnasta racconta la Maccarani, scelta e valorizzata da Marina Piazza, responsabile tecnico della ritmica la nostra disciplina non era ancora fra quelle olimpiche. Ora, dopo i non pochi cambiamenti avvenuti nell’universo ginnastica, ho la gioia di occuparmi di una squadra che alle Olimpiadi, invece, andrà. La qualificazione l’ha conquistata dopo un quadrienno di preparazione dura e mirata. Ma gran merito va anche alla grinta, che ha dato i suoi frutti».
La Masseroni non ha figli. Si considera a tutti gli effetti madre & padre delle sue campionesse. Le quali giura non le danno problemi. Strano ma vero, non chiedono deroghe sugli orari severissimi, sulle lunghe sedute in palestra, sull’aggravio della preparazione scolastica, sull’impossibilità di essere, in lungo e in largo, le teen che biologicamente sono. C’è reale compenso a una vita così claustrale? La romana Santoni dice di sì: «L’idea di aver conquistato la qualificazione olimpica ci ha spinte e sostenute. E là, ad Atene, ci faremo valere. Per noi è un sogno così bello, da giustificare questi anni di sacrificio». Aggiungasi che le nove atlete sono obbligate a una costante cautela: di deambulazione, di appoggio dei piedi, di postura diurna e notturna, di esposizione al freddo o al caldo, eccetera. «Per loro continua l’allenatrice ogni piccolo malanno è una vera tragedia. Una semplice influenza significa saltare gli allenamenti, restare indietro. Un incidente vero e proprio, poi, una distorsione, o altro, non vogliono neanche pensarlo come ipotesi. Non avevo mai avuto una squadra motivata come questa. Fra loro non c’è mai lite, vanno d’accordo, sono unite, compatte, puntano a un solo obiettivo: migliorarsi».
Nove ragazze speciali. I flirt , per ora, non le interessano. Qualcuna ama vestire con cura e cerca la griffe . Qualcun’altra disegna molto bene. La musica le accomuna nell’ascolto. Chicchierano, in ritiro e durante le passeggiate. Hanno un modello e un mito: Yuri Chechi. L’altra vita, quella del mondo? Da Atene in poi.

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