L'assenza più pesante, alla quale la pandemia ha condannato lo sport, è senza dubbio l'assenza dei tifosi durante le competizioni. Tutti gli atleti, dai più esperti ai più giovani, in questi due anni difficilissimi, hanno raccontato come si sentisse la mancanza, sugli spalti, del pubblico. La cornice perfetta per ogni gara, il sostegno imprescindibile per dare la carica prima di iniziare una routine.

Purtroppo, nonostante la situazione sia migliorata e, almeno in Italia, sia ora possibile riaprire gli impianti sportivi agli appassionati, seppur in numero contingentato e nel rispetto delle misure di sicurezza per contenere il contagio, non è ancora così in ogni paese del mondo.

A Baku, ad esempio, il 35° Campionato Mondiale di Trampolino, che si è chiuso proprio ieri, e la successiva World Age Group Competition, in scena dal 25 al 28 novembre, si svolgono a porte chiuse senza la possibilità, per il pubblico esterno, di assistere alle competizioni. Un peccato vedere gli spalti deserti in un impianto così all'avanguardia come la Milli Gimnastika Arena, con un'unica eccezione. Infatti, oltre all'organizzazione e agli addetti ai lavori, a colorare e riscaldare l'ambiente ci pensano le delegazioni di ciascuna federazione.

Ecco, dunque, il tifo ai tempi del Covid, parafrasando il celebre romanzo di Gabriel Garcia Marquez, pubblicato nel 1985 dopo il premio Nobel per la letteratura vinto dallo scrittore colombiano. Sugli spalti ci sono i compagni di squadra a incitare i ginnasti sul tappeto del trampolino, sulla rincorsa del tumbling e durante i salti del double mini-trampoline. Suggeriscono, anzi urlano, per farsi sentire meglio, i consigli che solo un occhio attento ed esterno può dare; fanno un tifo da stadio quando un connazionale conclude un esercizio perfetto; rincuorano calorosamente se, viceversa, commette un errore. Mai come in questo periodo, se un lato positivo si vuol proprio trovare, l'appartenenza nazionale, ma anche l'applauso sincero per l'avversario, sono diventati i protagonisti. Aspettando e sperando che sui seggiolini di ogni palazzetto tornino presto tutti i tifosi a riempire le arene.

Dalla nostra inviata Giorgia Baldinacci