Nove millesimi che sanno di beffa. Nove millesimi che hanno strozzato in gola l’urlo di gioia di Ivan Brunello e di tutto lo staff azzurro. Nove millesimi che hanno sfilato dal collo una medaglia di bronzo che si è invece andrà ad impreziosire la bacheca personale dell’idolo di casa Krisztian Balazs. Termina purtroppo con un pizzico di rammarico l’avventura iridata della giovane Italia dell’artistica maschile a Gyor. Ivan Brunello, l’atleta di Sesto San Giovanni, nato e cresciuto nell’Asd Ares del presidente Antonio Lombardo, club giovanissimo con i suoi soli sei anni di vita, era entrato nella finale dei migliori otto “sbarristi” con il punteggio più alto del lotto, a pari il transalpino Lucas Desanges (13.366). Ma in finale le carte sono state subito sparigliate dall’ucraino Nazar Chepurny (13.700) e dal russo Ivan Gerget (13.600), che esibendo esercizi di grande spessore si sono resi subito imprendibili. Ivan Brunello, salito per quarto, non ha tradito le attese e con la sua grande precisione di esecuzione è riuscito a cogliere la momentanea terza piazza strappando alle giurie un buon 13.391. Il carioca Brino Soares non va oltre un 13.266 ed anche l’australiano Jesse Moore si ferma a 13,100. La platea dell’Audi Arena va in visibilio quando viene presentato l’atleta di casa, il magiaro Krisztian Balazs. L’esercizio del biondino ungherese è macchiato da due evidenti errori, ma i tre decimi in più sul valore di partenza rispetto a quelli di Brunello finiscono per fare tutta la differenza del mondo. Il 13.400 che ottiene Balazs supera di 9 millesimi il punteggio del nostro azzurrino che si deve accontentare della medaglia di legno. L’ultimo dei finalisti, il francese Lucas Desanges, con 13.333 sarà solo quinto.

“Ho fatto tutto quanto nelle mie possibilità – spiega con il groppo in gola, Ivan Brunello - Sono deluso certo, però nello stesso tempo sono felicissimo perché sono il quarto al mondo alla sbarra e se la guardo in questo modo faccio perfino fatica a crederci. E’ stata una gara molto combattuta, dove nessuno ha sbagliato. Peccato per questi 9 millesimi perché lasciare Gyor con due medaglie al collo sarebbe stato un sogno, ma va bene anche così. Torno a casa ancora più motivato per migliorare il mio valore di partenza in vista dei prossimi impegni”.

Chi ha cercato di nascondere la delusione, senza peraltro non riuscirci in pieno, è stata Pamela Cauli, l’allenatrice che da sempre è al fianco di “Bruno”, colei che l’ha visto crescere nella sua serietà e voglia di migliorarsi, doti che hanno contraddistinto la carriera di Ivan Brunello che la prima maglia azzurra l’aveva indossa a Linz nel 2017.

“Così fa un po’ male – sottolinea la coach di Ivan Brunello - Ma d’altronde nessuno ha niente da recriminarsi. “Bruno” è stato eccezionale perché nelle due gare è stato praticamente perfetto. Certo il passetto all’arrivo gli è costato qualcosa, ma direi che meglio di così era difficile ottenere. Peccato perché la seconda medaglia sarebbe stata la ciliegina sulla torta di una rassegna che è andata comunque ben al di là di ogni più rosea aspettativa per la nostra compagine. Terzi al mondo a squadre, due finali conquistate individualmente con un quarto e quinto posto, direi che c’è da esserne assolutamente soddisfatti. Come dice Ivan, torniamo a casa con ancora maggiore determinazione al fine di migliorarci perché questi campionati del mondo possano essere il trampolino di lancio per soddisfazioni ancora superiori”.

“Il futuro è tracciato – dice il capo delegazione della spedizione italiana, il vice presidente federale, Valter Peroni - Abbiamo ancora negli occhi la medaglia sfuggita per un’inezia a Ivan Brunello, ma l’analisi definitiva che si deve tratteggiare alla fine di questi campionati del mondo, è molto positiva. Lo è stata per la squadra maschile, che ha vinto una straordinaria medaglia di bronzo nel concorso per nazioni ed ha conquistato due finali, poi concluse con un quarto ed un quinto posto, ma altrettanto proficua e costruttiva è stata la performance offerta dal team femminile, giunto qui a Gyor con qualche defezione e qualche ginnasta non a posto dal punto di vista fisico, ma che in gara ha sfoggiato una prestazione di grande concretezza. Due squadre che promettono bene. Un movimento generale giovanile che genera entusiasmo e speranze. Certo sono promesse che andranno confermate, ma lasciamo l’Ungheria con grande eccitazione e la consapevolezza che la strada intrapresa con questi giovani sia davvero quella giusta”.