Se a Sofia dici Julieta Shishmanova, la gente pensa subito alla mamma della Ginnastica Ritmica. Ex presidente federale e membro del Comitato Tecnico della FIG, non solo ha allenato tutte le più grandi individualiste bulgare della storia - Maria Gigova , Neshka Robeva , Rumyana Stefanova e Krasimira Filipova – vincendo un pacco di medaglie, soprattutto nell’edizione iridata di Varna del 1969, ma ha cambiato il modo di interpretare la disciplina, inaugurando, di fatto, il primo campionato dei piccoli attrezzi dell’era repubblicana, il 7 ottobre 1956. Nel 1971 a L’Avana, porta di nuovo al successo la Gigova, in quella stessa Cuba che vide Elisabetta Mastrostefano e compagne conquistare il bronzo, la prima medaglia di squadra della FGI. Il 16 marzo 1978 la 42enne Shishmanova, le ginnaste Rumyana Stefanova e Albena Petrova, e la pianista Snejana Mihailova morirono in un incidente aereo insieme ad altre 70 persone, subito dopo il decollo, durante un viaggio diretto a Varsavia. Fu uno delle più grandi tragedie dello sport bulgaro, ancora velato, dopo 40 anni, da un alone di mistero. L’anno successivo alla tragedia la figlia della Shishmanova, Kristina Ghiurova, vincerà l’oro ai Mondiali di Londra. E sempre a Londra, ai Giochi Olimpici del 2012, sua nipote, Julieta Cantaluppi rappresenterà il movimento dei piccoli attrezzi individuali azzurri. Domani la comasca, ormai fabrianese di adozione, porterà sulla pedana dell’Arena Armeec la campionessa italiana assoluta in carica, Milena Baldassarri, in quella che sembra una saga familiare senza fine, eredità di eccellenza. “Io purtroppo mia nonna non l’ho conosciuta – ci ha raccontato Julie – però dai racconti di mia madre ho scoperto di avere molti tratti del mio carattere simili ai suoi. Proprio l’altro giorno l’ho sentita parlare in un documentario e diceva le stesse cose che io ripeto sempre alle mie ginnaste. Uno dei momenti più belli della mia carriera è stato quando ho vinto il torneo di Burgas, intitolato alla Shishmanova. Per me gareggiare a Sofia, la città della mia famiglia materna, significa tanto. Vorrei mostrare a chi conosce la nostra storia, che poi coincide con quella della scuola ritmica bulgara, il mio modo di interpretare la ginnastica. Mia nonna ha portato la qualità del maneggio di attrezzo e una particolare aderenza sulla musica, caratteristiche alle quali naturalmente mi ispiro, cercando di aggiungere un contributo personale. Se oggi vedo un esercizio bulgaro lo riconosco subito – continua la sette volte campionessa italiana assoluta, oro ai Giochi del Mediterraneo a Pescara 2009, protagonista nella sua seconda vita da tecnico federale dell’argento d’insieme juniores agli Europei di Budapest nel 2017 e da tecnico societario dello scudetto della Faber Fabriano e del titolo italiano della Baldassarri a Terranuova Bracciolini, nel giugno scorso - Milena sa che per me questa gara non è come tutte le altre e io so che lei ci tiene a far bene qui, anche per me. Porto il nome di mia nonna, Julieta, con grande orgoglio, un nome che pesa e che mi ha sempre fatto vivere con la paura di non esserne all’altezza. I tribuna ci saranno mio nonno e i miei cugini. Diciamo che in un certo senso giochiamo in casa”. Ginnasticamente parlando tra l’Italia e la Bulgaria c’è sempre stato un particolare fil rouge, un ideale nastro fatto di DNA. Agli Europei del 2014 infatti Vanessa Ferrari, bulgara per metà – la mamma Galia Nikolova è nata a Pleven – conquistò l’oro al corpo libero, proprio all’Arena Armeec di Sofia. E il pubblico locale l’acclamò come una sua beniamina. Ora è il turno della progenie di una leggenda. Un pezzo di cuore che renderà la 36ª rassegna FIG ancora più emozionante. Con una maestra a guardare tra le stelle.