“M” come Mondiale, dopo Miè e Mosca ecco Montpellier. Terza rassegna del ciclo olimpico che porta a Londra, con le prime due già in cascina. “M” come Mitiche, il titolo sulla copertina de Il Ginnasta n. 5 del 2005, quando le Farfalle d’argento a Baku iniziarono a diventare d’oro, grazie ad un successo di specialità (3 cerchi e 4 clavette). “M” come Maccarani, un nome divenuto, in questi ultimi due lustri, un marchio di fabbrica della scuola azzurra d’insieme. “M” come “Mamma mia”, l’espressione italiana forse più conosciuta al Mondo, che i tifosi della Squadra Nazionale di Ginnastica Ritmica hanno pronunciato speso, ammirando le composizioni della Santoni e compagne, ad ogni latitudine e longitudine del globo terracqueo. “M” come maturità, il sostantivo più appropriato per un gruppo che arriva all’appuntamento della qualificazione olimpica al top del proprio percorso di crescita, con le ginnaste rivali, la Russia in testa, pronte a fare la fila per una foto ricordo o un autografo. «Chi vuol essere lieto, sia: Di doman non c'è certezza», poetava Lorenzo il Magnifico nella Canzona di Bacco. Può essere questo il motto dell’avventura francese, almeno per una 23enne che probabilmente da settembre 2012 appenderà le mezze punte al chiodo? “In Giappone – ricorda Capitan Sasà (classe 1987) – gareggiammo al grido di «chi la dura la vince», perché volevamo vendicare il 4° posto di Pechino. Poi siamo andate a Mosca con «Se insisti e persisti, raggiungi e conquisti”, e vincemmo nella tana del lupo. Il grido di battaglia di Montpellier è un segreto dello spogliatoio, ve lo riveleremo dopo. Per ora accontentatevi dello slogan istituzionale «Testa e Cuore», lo slogan che vale sempre, in ogni uscita ufficiale. Vedere le atlete più giovani guardarti con ammirazione è molto gratificante. A New Orleans nel 2002 eravamo noi ad andare dall’Ucraina di Bessonva e Godunko!”. Ma rispetto alle colleghe di Kiev, protagoniste poi di una lunga carriera individuale, la campionessa del Labaro, insieme alla ‘gemella’ Elisa Blanchi, è ad un passo da un vero e proprio primato, la terza partecipazione olimpica con la squadra. Nel passato ci sono stati altri esempi di longevità e la vita sportiva delle ginnaste negli ultimi anni si è molto allungata, ma parliamo sempre di individualiste. Non è facile, invece, rimanere così a lungo all’interno di un gruppo, che ha dinamiche molto diverse e logoranti. “Il nostro segreto? La passione. Fin dal principio ci ha sempre spinto verso nuove sfide, alla ricerca di altre soddisfazioni. E poi la complicità, all’interno di un microcosmo, quello dell’Italia della Ritmica, molto unito. Senza la continua fame di successi e un percorso, di fronte, in netta salita, ogni giorno a rosicchiare un millesimo alla Russia e alle superpotenze dell’Est europeo, non ce l’avrei mai fatta. Invece mi sembra ieri, era l’estate del 2001, quando sono arrivata a Follonica. E a gennaio del 2002 mi sono trasferita a Desio, lasciando la mia famiglia, i miei fratelli. Certo, ci sono stati momenti duri, quando il fisico sembra abbandonarti, così sovraccarico di tensioni. Alti e bassi, come in tutte le cose, ma a volte la stanchezza ti induce a mollare. Il dopo Londra? Non so, per adesso mi pongo soltanto obiettivi a breve termine. Immagino che un giorno sarà difficile cambiare abitudini, tornare alla normalità. Vorrei finire l’Università (Elisa è iscritta a L’Aquila alla Facoltà di Scienze Motorie, ndr.) ma non ho le idee chiare. All’inizio, probabilmente avrò una specie di rifiuto per la Ginnastica, ma dopo chissà, forse tornerò in palestra per insegnare. Di certo mi manca Roma, i miei genitori che sacrificano da 14 anni le loro ferie per seguirmi in gara, ovunque; mio fratello Andrea che ha appena terminato Ingegneria e Luca che sta studiando Infermieristica. Il nostro rapporto con la distanza si è rafforzato, ma che bello quando stiamo tutti insieme”. Al di là delle scelte personali l’Aviere Capo dell’Aeronautica Militare Elisa Santoni è anche consapevole di ciò che rappresenta. Con sei Mondiali all’attivo e l’argento ai Giochi di Atene la ginnasta capitolina, scoperta nella Polimnia da Francesca Battisti, sa di essere un’icona delle nuove generazioni. “La Ritmica è sempre più difficile ma noi, con le nostre medaglie (più di 80, contando le prove di World Cup, ndr.) siamo riuscite ad accrescerne la popolarità, avvicinando le bambine. Nel 2007, ad esempio, ai Mondiali di Patrasso qualificanti per Pechino ottenemmo tre argenti. Allora ci sembrò un grande risultato. Poi però ai Giochi è arrivata la beffa, ci hanno sbattuto giù dal podio e così, dentro di noi, è cresciuta la rabbia. Neppure il secondo posto sarebbe stato più sufficiente, volevamo vincere e basta. E ci siamo riuscite, conquistando i due titoli iridati successivi. La pressione quindi è aumentata e con essa il peso di essere la squadra da battere. Ora siamo qui a Montpellier, al culmine di un lavoro che va avanti da quattro anni". E come dice il proverbio, non c'è due senza tre!