Jordyn Wieber è la nuova campionessa del mondo di Ginnastica Artistica femminile. L’americana succede ad Aliya Mustafina - oro a Rotterdam nel 2010 ma assente a Tokyo per l’infortunio al ginocchio dell’aprile scorso - e raccoglie le eredità di Bridget Sloan e Shawn Johnson, reginette stelle e strisce, rispettivamente, nel 2009 e 2007. La neo iridata del Michigam brucia al fotofinish Victoria Komova, stella dei Giochi Olimpici Giovanili di Singapore, dopo un affannoso recupero per una parallela, al secondo turno, da dimenticare (13.600). Nella quarta ed ultima rotazione le due sedicenni si ritrovano appaiate, con le cinesi Jinnan Yao (bronzo a quota 58.598) e Huang (57.432) in affanno e una Raisman ancora più penalizzata della connazionale dal passaggio sugli staggi asimmetrici (12.900). Il corpo libero della russa viene pagato soltanto 14.333, tra i fischi del Tokyo Metropolitan Gymnasium, contro il 14.800 della statunitense. Risultato, la Wieber (59.382) finisce sul gradino più alto del podio con 33 millesimi di vantaggio sulla rivale (59.349). Una beffa e tante lacrime per la Komova, che aveva guidato a lungo la competizione dimostrando di avere qualcosa in più rispetto alla finale a squadre di martedì. Jordyn, invece, aggiunge al trionfo con le compagne la prima affermazione individuale della sua carriera, candidandosi a difendere, l’anno venturo, il titolo olimpico di Nastia Liukin. Quarta l’altra rappresenta USA, Alexandra Raisman (57.558), mentre la migliore delle giapponesi è Koko Tsurumi, con un deludente 15° posto. Fuori dai giochi per le medaglie ma pur sempre protagonista di una prestazione grintosa e tecnicamente valida la nostra Vanessa Ferrari. Il caporal maggiore dell’Esercito Italiano scende un gradino rispetto alle qualifiche e chiude in 12ª posizione con il totale di 55.532. La Campionessa del Mondo 2006 aveva condotto un’ottima gara fino all’errore al volteggio, proprio nella rotazione conclusiva. Il 12.733 è la conseguenza di una caduta in avanti verso la tavola nell’arrivo dal doppio avvitamento, senza la quale probabilmente avrebbe compiuto l’ennesimo miracolo sportivo, al cospetto di avversarie più giovani. Resta il 14.500 al corpo libero che fa ben sperare in vista della finale di domenica. La ginnasta brixiana, pur mantenendo, infatti, la sesta piazza virtuale in questa specialità, si migliora di qualche centesimo, riducendo il gap dalle prime. Da segnalare, poi, il rabbioso ritorno dell’australiana Mitchell (15.033), rimasta clamorosamente fuori dalla finale al suolo che la vide trionfare in Olanda, una anno fa. Al 14° posto risale la Ferlito con 55.082. Ammessa per il rotto della cuffia (24ª ad un millesimo dalla riserva) Carlotta sembra faticare e comincia in salita al corpo libero, ma è la parallela (12.866), l’attrezzo notoriamente più ostico per lei, ad affossarla nelle retrovie. Il colpo di coda alla trave (14.616) fa guadagnare alla siciliana dieci posizioni in una volta sola, portandola a meno di mezzo punto dalla Ferrari. L’unico rammarico è che con questo punteggio l’atleta della G.A.Lissone, vice campionessa europea alla trave, si sarebbe potuta giocare la finale nella sua specialità. E, invece, starà a guardare. “Mi dispiace per la Komova – dichiara in Mixed Zone la catanese prima di essere portata all’antidoping -  mi è simpatica perché è umana, come me. Sono andata a consolarla e a farle i complimenti. Al corpo libero ho sbagliato i due arrivi e sono pure uscita di pedana. Ci tenevo a far bene, consapevole che un’occasione così non capita tutti i giorni. Al volteggio ho fatto il mio, mentre alle parallele forse pago il fato di non avere una grande tradizione in questo attrezzo. Alla trave, però, dove qualcosa in carriera ho combinato, volevo far vedere il mio valore, cancellando l’immagine fallosa delle qualifiche. Una finale non è un gioco, me torno a casa con un bagaglio di esperienza che mi tornerà utile in futuro. Già oggi ero più tranquilla, ho sentito meno responsabilità rispetto alla gara a squadre, partendo 24ª non avevo nulla da perdere e quindi mi fa piacere aver recuperato tanta strada”. E tanta ancora ne dovrà fare, se vorrà lasciare il segno in questo sport, che oggi, come non mai, si è dimostrato sempre più difficile.

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Tokyo - Finale Concorso Generale Donne