Kiev - Le individualiste con cerchio e palla. Che musica!
Oggi prende ufficialmente il via la XXXII edizione dei Campionati del Mondo di Ginnastica Ritmica. E lo fa a tempo di musica, come nella migliore tradizione dei piccoli attrezzi, con la novità, rispetto allo scorso quadriennio, del cantato. Dopo la sontuosa cerimonia di apertura di ieri e i giorni di prove e controprove, lo sport Palace si accende in tutto il suo splendore “turchese” per lasciare la scena alle regine individualiste. Orfana della Kanaeva, la sessione aprirà ufficialmente alle 10.00 locali (le 09.00 in Italia) ma le azzurre entreranno in pedana solo nel primo pomeriggio, dopo uzbeke e rumene, insieme alle greche, tutte inserite nel gruppo F, la sesta di 9 suddivisioni. “Start” alla palla dove la Bertolini punta ad ammaliare la giuria di Kiev con il suo cavallo di battaglia, l’esercizio montato su “Guarda che luna”. Il pezzo di Walter Malgoni e Bruno Pallesi, portato al successo da Fred Buscaglione, è un classico che piace tantissimo alla 17enne di Sondrio: “Senza dubbio è il mio preferito – ci racconta con quella faccetta simpatica, a metà strada tra la secchiona e la discola – E poi ho un body bianco oro, la palla d’oro che mi ricorda proprio la Luna”. Scritta nel 1959 "Guarda che luna", di struggente malinconia, è la canzone che ha riconciliato Buscaglione col melodico all'italiana, fatalmente pochi mesi prima della sua tragica morte. Il brano canta la storia d'un amore finito, sulle note di un sax nostalgico cui la voce roca del grande Fred conferisce una straordinaria forza espressiva. Un testo che attinge a tutto l'immaginario dei chiari di luna della tradizione, eppure suona moderno e non smette di emozionare. Il brano è rimasto tra i classici della canzone d'amore, tradotto ed interpretato in molte lingue, ma la versione di Buscaglione, intensa e sofferta, resta unica. Su una lunghezza d’onda meno elegiaca e più sensuale Alessia Russo con la sua “Stop” di Sam Brow. Con un body bianco e azzurro, dipinto di fiori rosa, la stellina toscana partirà lenta per crescere poi in modo suadente e sempre più avvolgente. Pezzo del 1988, a lungo in testa alle classifiche britanniche, Stop è cantato dalla figlia del mitico Joe Brow, icona rock degli anni ’50. Cambio d’attrezzo e le due ginnaste convocate dalla DTN Marina Piazza saranno di nuovo al centro dell’impianto, questa volta con il cerchio. Veronica (ammantata di giallo, arancio e viola) si spara, niente popò di meno che, “We will rock you” dei Queen. Una botta di adrenalina pura, introdotta da un insolito incipit di musica classica, arrangiato apposta per rendere più di impatto l’ingresso di Freddie Mercury e compagni. Scritto da Brian May e pubblicato come brano d'apertura dell'album del 1977 News of the World, la traccia dei Queen, con la sua "stomp, stomp, clap sound" (battito ritmico di piedi e di mani) è nata per trascinarsi dietro il pubblico. Una scelta astuta dell’allenatrice Elena Aliprandi che di certo non tradirà le attese. In principio “We will rock you” nasceva come brano hard rock, scritto da May, con un duro riff iniziale e un intermezzo di basso. Un giorno provandola in studio Roger Taylor si mise a canticchiarla battendo le mani nella maniera che tutti conosciamo, così venne fuori una sorta di inno. La versione originale è comunque stata proposta dal vivo, soprattutto come apertura dei concerti, fino al 1982. Il battito dei piedi fu registrato in una vecchia chiesa, con un pavimento ad assi di legno. La Russo - e la sua tecnica Germana Germani, una che in fatto di scelte musicali e coreografiche ha creato una scuola in quel di Chieti – risponde con “Technologique Park” degli Orbital. Vestita d’azzurro con disegni bianchi, neri e blu, la promessa dell’Armonia d’Abruzzo gioca il jolly della musica tecno. Il pezzo faceva parte della colonna sonora di XXX, film USA interpretato da Vyn Diesel e Asia Argento. Orbital, invece, è il nome di un duo britannico di electronic dance music fondato nel 1989 e composto dai fratelli Paul e Phil Hartnoll. Sono considerati tra gli artisti più influenti nella scena della musica elettronica degli anni novanta. Alessia, dunque, vuole lasciare tutti a bocca aperta, flashando platea e giuria in un solo imprinting di sé. Per essere sicuri che, presentandosi al Mondo, non se la scordino più.