Due riserve amare. Gli individualisti azzurri della maschile non riescono a centrare le rispettive finali e rimangono "tra color che son sospesi". Non dovranno lasciare Tokyo entro 48 ore, ma attendere una finale che, salvo forfait altrui, potranno vedere soltanto in tv. “Preferirei tornare in Italia – dice un Lodadio visibilmente deluso, che con il 14.633 (D. 6.40 - E. 8.233) agli anelli, proprio nella prima rotazione della terza suddivisione, si ferma al nono posto della final eight, primo dei non ammessi – Ho avuto un’esitazione sullo slancio appoggio all’orizzontale unita, probabilmente per un affaticamento sulle parti di forza iniziali (il Balandin alla croce verticale, l’Azarian rondine, Jamawaki, Jonasson e l’Honma croce, ndr.) che avevo tirato molto bene. Poi c’è stato quel doppio passo in uscita (all’arrivo dello Tsukahara raccolto con avvitamento, ndr.) che ha compromesso tutto”. L’ottava piazza provvisoria è evaporata proprio all’ultimo giro con il 15.066 di Samir Ait Said. Il francese, che a Rio era stato vittima di un terribile incidente al volteggio, con il suo punteggio si piazza immediatamente alle spalle dei marziani, il greco Eleftherios Petrounias e il cinese Liu Yang, che hanno dominato le qualifiche agli anelli. “Lo sport ci insegna anche questo – continua il primo aviere di Frascati - magari speravo non mi accadesse proprio alle Olimpiadi, dopo aver fato miracoli per tornare a certi livelli e aumentare il punteggio di partenza dell’esercizio fino a 6,4. Torno al villaggio con l’amaro in bocca. Ringrazio tutte le persone che hanno creduto in me. Ci credevo anche io. È stato davvero complicato non poter fare gare di alto livello, per così tanto tempo, in questo anno sospeso tra il lockdown e il mio intervento alla spalla”. In effetti sembra una maledizione, con l’annuncio del rinvio dei Giochi da parte del Cio proprio il 24 marzo, il giorno del ventottesimo compleanno di Marco. E poi il Covid, esploso nel 2019, l’anno forse da incorniciare dell’azzurro allenato da Gigi Rocchini, con l’argento europeo pari merito con il vincitore, quello mondiale a 0,033 millesimi dalla vetta, e l’oro agli European Games di Minsk. Lodadio sembrava un treno lanciato verso il podio a cinque cerchi, forse, addirittura verso il titolo olimpico, con Petrounias convalescente che nel 2020 probabilmente non ce l’avrebbe fatta a qualificarsi. Poi arrivò il blackout del Coronavirus e si è spenta la luce. “Difficile gestire così la rincorsa, tra mille difficoltà fino a pochi giorni dalla partenza – prosegue il cinque volte campione italiano assoluto, l’ultima a Napoli due week end fa – Non ho niente da rimproverarmi. Sono riuscito a tornare quello che ero nel 2019, ho solo commesso un piccolo errore, e qui non te lo puoi permettere”. Più sereno Ludovico Edalli, che, malgrado la ventiseiesima piazza all-around (tolte le triple e quadruple nazionalità che lo precedevano, altrimenti con il suo totale, 81.231, sarebbe trentottesimo) ha fatto una delle gare più belle della sua carriera. E’ mancata soltanto la ciliegina, al di là dell’accesso al concorso generale, dominato giapponese Daiki Hashimoto, che, con il punteggio complessivo di 88.531, si è tolto lo sfizio, a diciannove anni, di mettere in fila il campione del mondo in carica Nikita Nagornyy (87.897) e l’iridato di Montreal 2017, il cinese Xiao Ruoteng (87.732). La ciliegina sarebbe stata il nome sull’elemento originale in apertura del suo esercizio sugli staggi pari, mancato per l’arrivo in brachiale anziché in appoggio. “E adesso lo farà Malone Brody in finale, così si prenderà lui tutto il merito – commenta l’aviere capo di Busto Arsizio, tra il serio e il faceto – Ho perso un punto di caduta e mezzo di elemento, senza questo errore sarei tra i ventiquattro. Il resto della gara è andata liscia (VO. 13.733 - CM. 13.600 – AN 13.333 – VO 13.666 – PA 13.166 – SB 13.733), mi sono proprio divertito. Stavo aspettando questo momento da oltre un anno. Me lo sono goduto. A Rio uscivo da un periodo complicato, pieno di cambiamenti importanti nella mia vita, e poi non c’era il mio allenatore. Qui, invece, io e Paolo (Siviero, ndr.) ci siamo arrivati insieme e abbiamo fatto vedere il nostro lavoro. Sapevo che sarebbe stata dura, soprattutto contro avversari come Hashimoto che hanno dieci anni meno di me. Quindi sono contento così. C’è tanta gente dietro il mio cammino fino a Tokyo, vorrei ringraziarli tutti, in particolare ‘la pallina’ (Laura, la sua compagna, ndr.), mio fratello Tommaso e Paolo Siviero. Lui è stato quello che mi ha convinto che si poteva fare. E aveva ragione. Parigi? No comment! Prima me ne vado in vacanza in Sicilia”. Negli altri attrezzi si segnalano l’israeliano Artem Dolgopyat (15.200) al corpo libero, il cinese taipei Lee Chih Kai che, nonostante il triplo ex aequo a quota 15.266 con l’irlandese Rhys Mc Clenaghan e il nipponico Kameyama Kohei, guida il cavallo con maniglie per l’esecuzione migliore, il coreano Shin Jeahwan al volteggio (14.866 di media), anche qui sciolto il pari merito con l’armeno Artur Davtyan, e il cinese Jingyuan Zou (16.166) alle parallele pari. La sbarra, per ora, è l’orticello dell’astro nascente Hashimoto (15.033 sul ferro), mentre cadono stelle come l'idolo di casa Uchimura (13.866) e Epke Zonderland (13.833), protagonisti di due clamorosi errori e probabilmente al passo d’addio. L’unico e indisturbato Signore degli Anelli resta Leuterīs, l’olimpionico di Rio, che, rispetto a Re Kohei e all’olandese volante non sembra proprio avere intenzione di abdicare. Domani mattina, alle 10 locali, fa il suo esordio l’Italdonne di Enrico Casella, capitanata da Vanessa Ferrari, con Lara Mori individualista a trave e corpo libero. Le fate cominciano sulla rincorsa dei 25 metri del volteggio, con la speranza di andare al massimo senza rimanere in riserva.

Foto Ricardo Bufolin / FGI

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