L’individualista russa Yana Kudryatseva, per diversi anni regina indiscussa sulle pedane internazionali di Ginnastica Ritmica, ha deciso di appendere le mezze punte al chiodo. La 19enne moscovita ha ufficializzato il proprio ritiro alla FIG il mese scorso, facendo calare, così, il sipario su una delle carriere più scintillanti nella storia dei piccoli attrezzi. L’agile Yana ha vinto praticamente tutto quello che si poteva vincere durante l’ultimo quadriennio olimpico, accumulando qualcosa come 16 medaglie mondiali, tra cui tre titoli All-around consecutivi nonché innumerevoli ori nei circuiti delle World Cup. Una perdita della clavetta alle ultime Olimpiadi di Rio rovinò un’esecuzione altrimenti perfetta, costringendola sulla piazza d’onore, alle spalle della compagna e migliore amica Margarita Mamun. Figlia dell’ex nuotatore Aleksey Kudryatsev, incomincia dal nuoto all’età di tre anni. Ma il fatidico incontro con la Ritmica è proprio dietro l’angolo. Su consiglio di un amico di famiglia, infatti, che proponeva la ginnastica per migliorare postura e flessibilità, Kudry abbandona presto le vasche, lasciando entrare definitivamente nastri e clavette nella sua vita. Nel 2013 si fa subito notare a livello internazionale come la potenziale erede della grande Evgenya Kanaeva, uscita di scena giusto dopo la sua seconda medaglia d’oro a cinque cerchi, vinta ai Giochi di Londra nel 2012. Ancora inesperta, ma precoce in pedana, Kudryatseva dimostra rapidamente di che pasta è fatta: al debutto iridato di Kiev diventa la più giovane ginnasta a vincere il titolo mondiale All-around, battendo la fuoriclasse ucraina Ganna Rizatdinova e la bielorussa Melitina Staniouta. Il suo aspetto delicato cela in realtà un carattere coriaceo e competitivo senza eguali. Lo dimostrano episodi come quello ai Mondiali del 2013, quando la musica che accompagnava la sua routine al nastro si interruppe improvvisamente, ma lei proseguì indisturbata e incurante del malfunzionamento tecnico guadagnandosi il soprannome di “Angelo con le ali d’acciaio”. Altri due titoli individuali fecero seguito, in rapida successione, l’anno seguente e nel 2015.  “Giravano già alcune voci di corridoio – ci svela l’azzurra Veronica Bertolini – ma finché non era ufficiale non volevo crederci. Yana è l’atleta che meglio incarna il prototipo di ginnasta perfetta. Sono molto dispiaciuta, è stata un mito per me e per tante altre. Più che altro, essendo così giovane (appena 19 anni, ndr) non credevo decidesse di smettere ora, anzi. Pensavo avrebbe fatto di tutto per riprendersi l’oro di Rio. Di sicuro non è stata una decisione facile – prosegue la campionessa italiana che in Brasile ha chiuso al 19° posto – chiude comunque in bellezza, considerate tutte le medaglie che ha vinto. Non ho il suo numero di cellulare, ma le scriverò senz’altro, tramite i social, per dirle che mi dispiace e che è stato e rimarrà un vero esempio da seguire”.