Per ricordare Giovanni Carminucci, riproponiamo un articolo scritto da Arrigo Carnoli, allenatore della Squadra Nazionale di Artistica maschile degli anni sessanta, già apparso sul numero 2 del 2003 de' "Il Ginnasta".



LA CLASSE NON È ACQUA
di Arrigo Carnoli

Quella che sto per raccontare è una storia vera.
Nell’anno 1971 si svolgeva a Madrid il Campionato Europeo di Ginnastica; ricordo ancora la denominazione originale di cui tutta la città era tappezzata: "IX Campeonado Europeo de Gimnasia Masculino - Madrid, 14-15 mayo 1971". in quel periodo storico l'Italia vantava ginnasti come il grande Franco Menichelli e un altro grande, Giovanni Carminucci, che partecipò al campionato in questione. In quel contesto gareggiavano ginnasti del calibro di Klimenko, Voronin, Adrianov (lo squadrone sovietico), che occuparono poi le prime tre piazze nella classifica generale. Qui ha inizio la nostra storia. Giovanni riuscì a qualificarsi nei primi sei finalisti alle parallele, attrezzo nel quale si era sempre distinto tra i migliori ginnasti del mondo grazie anche all'inserimento nel suo esercizio di un elemento nuovo, unico nel suo genere e che più tardi prenderà il suo nome, "il Carminucci". La soddisfazione della partecipazione alla finale fu in parte offuscata dal punteggio della giuria, che non tenne conto come avrebbe dovuto dell'originalità, del rischio, del virtuosismo del nuovo elemento, relegando il ginnasta al primo posto nell'ordine di successione all'attrezzo. A questo punto grande fu la consapevolezza da parte sua, ed anche mia, circa la difficoltà di un possibile piazzamento. L'evidente nervosismo e la giustificata tensione emotiva provocavano sempre, in Giovanni, delle contratture ai muscoli trapezi, così decidemmo di passare ai soliti massagginì decontratturanti. Questa volta, però, ci fu pure la richiesta di fumare una sigaretta e, data la situazione, non mi sentii di rifiutargliela. Pensai bene di trovare un angolo lontano da sguardi indiscreti perché, immaginate voi, se i dirigenti federali al seguito della squadra ci avessero scoperti? L'allenatore che passa le sigarette all'allievo, prima della competizione... che scandalo! da non crederci! E chissà cos'altro. Trovammo una specie di ripostiglio in un corridoio adiacente il campo di gara. Mentre Giovanni cercava di placare la tensione fumando la sua sigaretta, avvertii dei passi in avvicinamento e, da un rapido sguardo, mi accorsi che un ginnasta, il grande ginnasta iugoslavo Miroslav Cerar, ci aveva intravisti e voleva congratularsi proprio con Carminucci: amici e rivali da sempre. In quel campionato Cerar si ritirò per la riacutizzazione di un vecchio trauma alla spalla, lo tolsi in fretta la sigaretta a Giovanni e me la portai alla bocca - all'epoca fumavo - e ricordo bene che in un italiano un poco stentato Cerar mi disse : "Trainer nervoso", io col capo annuii mentre pensavo: "Se tu sapessi"!. Giunse così il momento della gara. I finalisti, schierati, attendevano il via per il tempo concesso loro dai tre minuti di riscaldamento. Altra sorpresa per me, Giovanni non volle provare l'attrezzo e disse a me di occuparmene; si fidava. Cercai di interpretare lo stato psicologico e non mi sentii di dare, in quel momento, nessun consiglio. Giovanni aveva piena consapevolezza della situazione e decise di giocarsi il tutto per tutto. Eseguì il suo esercizio, oggi mi sentirei di dire, senza infamia e senza lode, ottenendo lo stesso punteggio del concorso generale, ma, ricordiamoci, nessuna comparazione era possibile essendo stato il primo a salire, intanto giunse la notizia che Viktor Klimenko non avrebbe partecipato alla finale a causa dello stiramento del tendine di Achille. Dispiace, certo, però viene da dire "uno in meno"... In quell'epoca un giovane ginnasta emergente della Repubblica Democratica Tedesca, Klaus Koste, portava come novità il doppio salto raggruppato indietro in uscita, con l'appoggio delle due mani su di un solo staggio. Qui iniziò un inaspettato cambiamento della classifica ufficiosa, impensabile fino a quel momento. Ecco come andò: Koste concentrò tutta l'energia possibile sul doppio finale al punto che la spinta propulsiva della braccia sullo staggio fu tale e tanta da fargli compiere due giri in aria perfetti, poi, purtroppo per lui, altri due per terra, finendo quasi in grembo al giudice che, vista la situazione e da bravo ex ginnasta, riuscì a schizzare via dalla sedia prima di essere investito. Attimi di panico, poi fortunatamente nulla successe e la cosa fu quasi ilare. Il ginnasta Koste era finito sotto il palco e, dall'espressione piuttosto disorientata, pareva chiedersi come mai si trovasse proprio lì. Dopo una breve contestazione fra i giudici fu assegnato il verdetto. Carminucci in quel momento era al terzo posto della classifica ufficiosa, virtualmente medaglia di bronzo. Dalla tribuna del palazzo dello sport la delegazione italiana mandava segnali di grande esaltazione. Capimmo che la rassegnata convinzione di non farcela si stava sgretolando; Giovanni conosceva bene le capacità dei suoi avversari, ma sapeva anche che l'appartenenza alla Repubblica Democratica Tedesca o all'Unione Sovietica significava essere sempre ben pagati dalla giuria, a patto, però, di non commettere errori. Ora restavano i più quotati Adrianov e Voronin. Ricordo che ci stringemmo l'avambraccio, come i guerrieri romani, sigillando così la convinzione che giustizia era fatta. Ma le sorprese non erano ancora finite. Il penultimo ginnasta non superò il punteggio di Carminucci per evidenti sbavature e Giovanni era, così, medaglia d'argento. Una incontenibile euforia ci prese completamente. Fu allora che dietro l'apparente maschera impassibile del campione affiorava la grande umanità di Giovanni. La gioia era ormai dirompente, tutte le tensioni represse si trasformavano in emozioni e sentimenti liberi da freni inibitori e ora volevano, dovevano esplodere e, come sempre avviene, due sono le reazioni: piangere o reagire con una serie di gesti e parole che - la luce dell'intendimento mi fa essere molto discreto - non vorrei qui ricordare. Anche l'ultimo ginnasta non ce la farà a superarlo. Incredibile, Giovanni Carminucci, al suo settimo Campionato Europeo e probabilmente al termine della sua lunga carriera agonistica vissuta con genio e qualche sregolatezza, è medaglia d'oro! Campione d'Europa! Ora ditemi voi se questa non è classe.