Olè! Nel giorno delle votazioni spagnole e dell’avanzata di Podemos, nella penisola iberica, ma nel vicino Portogallo, Vanessa Ferrari ha dimostrato che lei “puedes”, eccome. Al di là della gara e del piazzamento, l’incognita stava tutta nelle condizioni fisiche del caporal maggiore dell’Esercito Italiano, ancora afflitto da problemi tendinei. La domanda era: può la Farfalla di Orzinuovi sperare nella sua terza partecipazione olimpica, dopo Pechino e Londra? La risposta è arrivata da Anadia, località lusitana rivolta ad occidente dove, guarda caso, si parla la stessa lingua (o quasi) di Rio de Janeiro. La risposta è impressa su una medaglia di bronzo, quella che le tolsero sconsideratamente gli inglesi nel 2012, vinta al corpo libero (what else?) in Coppa del Mondo. Con il suo 13.750 (D. 5.800 E. 7.950) la ginnasta di Orzinuovi che vola come una farfalla e punge come un'ape, “mata” quasi tutte le avversarie, non tanto alla Muhammad Ali, the greatest, ma al pari di Manolete, il più grande toreador. Se ne accorge subito la messicana Alexa Moreno (13.650), abituata alle corride, ma non a stare dalla parte del toro, ai piedi del podio, un decimo dietro. Davanti ci sono solo due brasiliane, altro segno del destino, che la Ferrari mette sulla punta della spada, in attesa di sferrare il colpo, in casa loro, quando farà più male. Flavia Saraiva, oro con 14.350, e Rebecca Andrade, argento a quota 14.100, portano in scena il loro spettacolo, ballando al ritmo di samba, mentre l’azzurra risponde con un brano tratto da Allegria, lo spettacolo del Cirque du Soleil's. L’atmosfera circense ci riporta ai ritmi "aflamencados" della tradizione andalusa e Vany, per quello che ha passato nella sua vita sportiva, somiglia più a Carmen Amaya che a Carmen Miranda. “Ci sono ancora molte cose da fare – ha commentato il DTN Enrico Casella al termine della trasferta portoghese - Era importante verificare lo stato di forma di Vanessa. Fare due gare in tre giorni al corpo libero per lei non è stato semplice, le manca ancora un po’ di fondo, perciò abbiamo alternato le difficoltà. Anadia va presa come un test per capire cosa migliorare. La medaglia non era un nostro obiettivo ma già che è arrivata, meglio così”. Con la rosa alla bocca, senza tacchi e nacchere, la Campionessa del mondo di Aarhus 2006 ha provato a graffiare anche sulla trave, l’altro attrezzo dove sa far male, senza riuscirci. Una caduta sul finale e il conseguente 12.850 (D. 5.700 E. 7.150) la costringono alla quinta piazza, più lontana dal solito duo carioca Saraiva (15.125) e Andrade (14.125) e dalla cinese Lyu Jiaqi, terza a quota 13.875. In quarta posizione la svedese Veronica Wagner che con un 12.925 potrà raccontare di essere arrivata davanti al cannibale azzurro. Quella che un tempo le avversarie se le mangiava subito, mentre adesso le aspetta con la “muleta” rosso Ferrari, in attesa di gridare il suo Olè!.