L’americana Ragan Smith si infortuna alla caviglia nelle fasi di riscaldamento, poco prima della finale del Concorso Generale ai Mondiali di Montreal (al suo posto è entrata la rumena Ioana Crisan, prima riserva) e allora tocca alla piccola Morgan Elizabeth Hurd salvare l’onore della scuola stelle e strisce. La sedicenne di Wuzhou, adottata e trasferitasi dalla Cina a Middletown, nello stato del Delaware, sulla costa orientale degli Stati Uniti, succede alla campionessa olimpica e tre volte iridata Simone Biles, approfittando non solo dell’assenza della stella di Rio de Janeiro e della Smith, che in qualifica l’aveva preceduta di oltre un punto, ma anche di Larisa Iordache, Rebeca Andrade, Liu Tingting, uscite prematuramente di scena. L’errore alla trave nella seconda rotazione della giapponese Mai Murakami, leader del concorso di ammissione, spiana ulteriormente la strada a “Morgi”, come la chiamano le compagne, cresciuta nella First State Gymnastics da Slava Glazounov e Cleo Washington. La finale scorre via su un’altalena di emozioni, tra sorpassi e controsorpassi, e con la beniamina di casa Elsabeth Black che, pur trascinata da un impianto sold out, si deve accontentare della piazza d’onore per un decimo di punto (55.132 contro il 55.232 della nuova campionessa iridata), sfiorando l’impresa per il Canada. Nella città che ai Giochi del 1976 vide trionfare la quattordicenne Nadia Comaneci sulla coppia dell’Unione Sovietica Nellie Kim e Ludmilla Touricheva e nella quale, proprio ieri, si è conclusa la lunga serie di successi dell’imperatore Kohei Uchimura, l’occhialuta stellina americana, che avevamo ammirato nel trofeo Città di Jesolo 2017 in una delle sue prime uscite senior, aggiunge così il proprio nome nell’albo d’oro FIG a quelli della Biles, di Jordyn Wieber, Bridget Sloan, Shawn Johnson e Chellsie Memmel, che negli ultimi dieci anni, ad eccezione dei blitz della Ferrari nel 2006 e della Mustafina nel 2010, hanno dominato la scena all-around femminile. Per gli States - guidati da quest’anno dal nuovo head coach Valerij Ljukin, oro a squadre e alla sbarra a Seul 1988 e papà di Nastia, a sua volta olimpionica all-around a Pechino 2008, succeduto a Márta Károlyi che con il marito Bela scoprì in Romania la Comaneci – si tratta dell’11esimo titolo iridato individuale da Budapest 1934 ad oggi. "Quando l’ho portata per la prima volta in una palestra l’ho fatto per coinvolgerla in qualcosa che le piacesse " - ha detto la mamma di Morgan, Sherri Hurd. "Abbiamo provato anche altre discipline, per esempio il pattinaggio sul ghiaccio, ma lei ha continuato a preferire la ginnastica, perché era troppo piccola rispetto agli altri ragazzi della sua età”. La medaglia di bronzo finisce al collo della russa Elena Eremina, reginetta continentale juniores a Berna nel 2016, che con il totale di 54.799 riesce a tenere giù dal podio la nipponica Murakami. Con il forfait della Smith la 21enne della prefettura di Kanagawa diventa però la favorita di una finale al corpo libero che domenica 8 ottobre (differita su Rai Sport a partire dalle 23.00) vedrà in corsa anche le azzurre Vanessa Ferrari e Lara Mori. Quest’ultima intanto chiude al 12° posto tra le migliori 24 generaliste del pianeta con il punteggio complessivo di 52.165 (VO 13.433 PA 13.466 TR 12.266 CL 13.000). La ginnasta del C.S. dell’Esercito Italiano rimonta ben 7 posizioni rispetto alla 19ª piazza delle qualifiche, completando i quattro esercizi senza cadute. La diciannovenne allenata da Stefania Bucci alla Giglio di Montevarchi si conferma sugli staggi asimmetrici, migliorando al volteggio e alla trave, dove, mercoledì, aveva sbagliato la rondata flic d’ingresso. Il mancato riconoscimento del  triplo avvitamento nell’ultima diagonale al corpo libero costa invece mezzo punto in meno alla toscana che però avrà occasione di rifarsi in finale, domenica. 

CLASSIFICA FINALE ALL AROUND FEMMINILE