Beatrice Zancanaro:
“All’inizio mi avranno scambiato per Aldo Montano, perché più che di clavetta sembrava che tirassi di fioretto. Scherzi a parte, mi è sfuggito l’attrezzo e per riprenderlo ho fatto un giochino un po’strano. Sei mesi fa, con una partenza del genere, sarei entrata nel pallone. Questa notte avevo pure sognato che mi si disintegravano le clavette tra le mani. Nella realtà, invece, anche dopo l’errore iniziale, ho pensato che non potevo buttare così un mondiale, fin qui, positivo. Al termine della musica mi sentivo soddisfatta ed orgogliosa della mia reazione. Ora dobbiamo mantenere la concentrazione e far bene, domani, al nastro. La mia musica è la stessa dell’esercizio alle funi della squadra bulgara, Thracian Dance di Georgi Andreev. Un brano folcloristico della Bulgaria che io ho portato per prima sui palcoscenici internazionali. Mi piace molto il mio nastro, è un esercizio che facio volentieri. Speriamo di non tagliare la fine dei giri, di far bene le trottole e di tenere il nastro ben distante dal corpo, nonostante il caldo che lo renderà appiccicoso. Come nazionale, rispetto a Baku 2005, siamo migliorate tantissimo. Sarà merito anche del palazzetto?! E’ vero, ci piace molto. E’ poco dispersivo, si sente il calore del pubblico e poi il blu intorno alla pedana non è scioccante come il rosso degli Europei azeri del giugno scorso. Sembrano sciocchezze, ma in uno sport mentale come il nostro, tutto può influire sull’esecuzione finale. Le luci, per esempio. Queste sono soft e non ti sparano addosso. Ma il corridoio che collega la palestra di riscaldamento al campo di gara non me lo dimenticherò mai. Sembra il ponte dei sospiri a Venezia, con la differenza che qui non vai al patibolo e lo percorri anche al contrario. E vi assicuro che al rientro, finito tutto, pare più corto che all’andata”.