Ci sono medaglie di legno che valgono quanto quelle di bronzo. Medaglie altrettanto pesanti, dietro cui si cela il lavoro di una vita, l'impegno di un allenatore, il sogno di un'atleta. Michela Castoldi oggi ha vinto. È vero: non è salita sul podio, non ha conquistato nessuno dei tre metalli messi in palio dalla finale mondiale, ma forse ha fatto molto di più. Sicuramente ha battuto se stessa, dimostrando carattere e talento da vendere. Matura, potente - Vito Iaia l'ha addirittura definita un cannone - sul quel podio non c'è salita, un pó perchè la Ginnastica si sa, si decide sull'ordine dei centesimi di punto - in parte per via di un divario esperienziale tra lei e la concorrenza che si puo ancora ridurre. In prospettiva il 21.050 di super Micky è un'epopea ginnica: dopo due gare di fila, la qualificazione con il Gruppo e il singolo, la regina della World Cup di Cantanhede non si risparmia e punta tutto sulle difficoltà, accorciando la distanza tra lei e la francese Joly a meno di tre decimi. Insomma una medaglia di bronzo ci stava tutta, ma non averla al collo non equivale di certo a una sconfitta. Grazie Michela, anche se mentre eri in pedana in Italia era giorno, hai fatto sognare tutti.


 


 


 


 


Dall'inviato Pier Luigi Girlando