La prima edizione dei Mondiali di ginnastica Ritmica, appena conclusasi a Mosca, ha emesso la sua sentenza. La Russia è sempre la Madre dei piccoli attrezzi. Il filotto casalingo ha sentenziato che anche nel prossimo futuro quelle della Viner saranno le ginnaste da battere. La dimostrazione di forza è stata eclatante, forse come era intenzione degli organizzatori fin dalla vigilia. Prova di muscoli non solo in pedana, vista la maestosità di una struttura, il nuovo Palazzo nel complesso Olimpico che risale ai Giochi del 1980, completamente dedicata alla disciplina. Le parole a fine gara di Aleksandra Semibratova, componente del gruppo di casa, sintetizzano meglio di ogni altra cosa lo stato d’animo delle atlete russe, perfettamente consapevoli delle proprie qualità: "Ci siamo divertite tanto, volevamo che tutti festeggiassero con noi. Non ci siamo mai preoccupate di non vincere l'oro, abbiamo avuto solo pensieri felici" - ha detto il 14enne di Surgut che insieme a Anna Batasova, Amina Khaldarova, Elizaveta Koteneva, Dana Semirenko, Alisa Tishchenko, ha dominato il programma d’Insieme - Ripetiamo molto i nostri movimenti, finché non diventano automatici. Potremmo fare l’esercizio anche nel sonno e comunque prima di dormire ci pensiamo sempre e pensiamo a tutti gli errori che abbiamo fatto in passato". Nel giornalismo c’è un vecchio detto che dice che il cane che morde l’uomo non fa notizia. Il contrario però sì! E poco c’è mancato, grazie all’Italia. Se infatti Anastasia Simakova, Dariia Sergaeva e, soprattutto, Lala Kramarenko hanno fatto solo ciò che ci si aspettava da loro, Sofia Raffaeli è arrivata ad un soffio dal più clamoroso degli sgambetti. Senza un nodo dispettoso al nastro il talento di Chiaravalle avrebbe potuto far risuonare l’Inno di Mameli nel tempio delle rivali storiche, una blasfemia che ancora si ricordano, riuscita solo alle Farfalle di Emanuela Maccarani ai Mondiali senior del 2010. “Sono molto stanca – ha dichiarato in mixed zone la ginnasta della Faber Fabriano dopo i due argenti a fune e clavette, altre due finali e altrettante routine in qualifica che hanno contribuito a portare la Federazione Italiana sulla piazza d'onore della Competizione per Nazioni – però ricomincerei domani. Spero di rivivere certe emozioni un giorno alle Olimpiadi”. E sarebbe splendido se la rivincita si disputasse proprio a Parigi nel 2024, contro una Kramarenko destinata a seguire le orme di etoile del calibro di Kabaeva, Kanaeva e Mamun. "Mi piace il rumore della folla" - ha raccontato Lala, nata a Mosca nel 2004, appena due anni prima degli Europei junior nei quali, in un impianto a pochi metri di distanza, l’Italbaby finiva settima nel Concorso per Nazioni – Nel pubblico questa volta c’era una persona speciale, mio padre (Dmitry, ex calciatore professionista in Azerbaijan) che non mi aveva mai visto gareggiare dal vivo”. Anche lei ha una sorella gemella, proprio come le Averina, ma gioca a tennis. Oltre alla Raffaeli e al gruppo delle apprendiste streghette allenate da Julieta Cantaluppi e Kristina Ghiurova, c’era molta altra Italia in questo Mundialito. Dal capo delegazione Fabrizia D’Ottavio, farfalla d’argento ad Atene, nel 2004, quando la maggior parte delle partecipanti ancora non aveva visto la luce, a Laura Zacchilli, che in quello stesso anno vinceva il titolo italiano, e Manuela Agnolucci, tre volte tricolore agli inizi degli anni ‘80 ed oggi stimato giudice internazionale. Ma ciò che molti non sanno è che anche la formula adottata nella rassegna iridata moscovita ha una mamma italiana. L’idea infatti è stata portata avanti dalla nostra Daniela Delle Chiaie, in seno al Comitato Tecnico presieduto da Nataliya Kuzmina, e ricalca il Campionato di Serie A e B introdotto nell’1985 quando la giudice di Albano era Direttrice Tecnica della Sezione. Il successo della manifestazione è stato globale. I complimenti alla Delle Chiaie e alle sue colleghe sono arrivati direttamente dal presidente FIG Morinari Watanabe, dal Segretario Generale Nicolas Buonpane, da Vasily Titov, numero uno della ginnastica russa, e dal coordinatore tecnico Steve Butcher. Se una prova doveva essere, ebbene è stata superata. Adesso si tratta di capire se ripetere l’evento ogni due o quattro anni. Nel secondo caso andrebbe a cadere nell’anno che precede le Olimpiadi dei grandi e segue gli YOG, quelle dei piccoli. E di certo, dopo i 5 argenti dello scorso week end, ovunque si disputerà, l’Italia si farà trovare pronta. Perché, se come ha detto la Semibratova, le russe vincono anche in sogno. Le ginnaste azzurre si impegneranno al massino per procurare loro un brusco risveglio.

Dal nostro inviato David Ciaralli