La Russia fa il vuoto, l'Italia tiene botta.
Condensare in novanta secondi tutte le gioie e tutte le ansie, tutte le fatiche e tutte le speranze, le giornate storte che butteresti via tutto e quelle miracolose che ti danno la forza per tirare avanti. Prendere tutto questo ed altro ancora, raccogliere tanti mesi in un misero fazzoletto di tempo, quello di un carosello, e uscirne viva. Questo avrà pensato Susanna entrando in pedana dopo oltre due anni dall'ultima competizione importante, le olimpiadi di Sydney. E oggi nell'arena del Palacio del Deporte di Granada, trasformata in una plaza de toro dal tifo di 3500 aficionados, ad attendere al varco il suo ritorno c'erano soprattutto le giurie. I ritorni in genere sono mal tollerati, tranne eccezioni personali e particolari, anche perché nel frattempo qualcuno è andato ad occupare il posto che hai lasciato vuoto, e non ha nessuna intenzione di mollarlo. Per non parlare del fattore età, sollevato in maniera trasversale e con falso candore da coloro che hanno chiesto in questi giorni il motivo dell'assenza di Laura Vernizzi. Ma Susanna si è subito rimboccata le maniche, recuperando con gli ultimi due esercizi un 15° posto nella classifica individuale che le apre le porte dei prossimi europei (si qualificano le prime 16 di oggi). Discorso diverso per Laura Zacchilli, coetanea di Susanna, Laura non ha da farsi perdonare nussun anno sabbatico e oggi è la ginnasta di punta della ritmica azzurra. La sua è stata una gara regolare, condotta con la sicurezza e l'esperienza che servonono in questi frangenti. Ha sbagliato poco e quel poco l'ha camuffato con eleganza, migliorando di una posizione l'11^piazza conquistata a Saragozza. La Russia. Kabaeva è tornata in una forma smagliante e con il suo replicante Gizikova hanno annichilito questi campionati all'insegna del "famolo difficile". Oggigiorno se non sai tenera la palla tra le scapole e contemporaneamente camminare all'indietro con una gamba sola fai meglio a cambare sport. Non merita i sette punti
di distacco l'Ucraina medaglia d'argento. Forse la Yerofeeva paga un dazio non suo, quello di dover sostituire nell'immaginario e nel cuore della gente di questo mondo la grande Vitrichenko.
Fabio Bicchielli

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