Applausi ma anche tanti fischi per Re Felipe VI di Spagna a Tarragona in occasione della cerimonia inaugurale della 18esima edizione dei Giochi del Mediterraneo. La questione dell'indipendenza catalana ("Free Catalonia" recitava uno striscione sulla strada per lo stadio) ha preso il sopravvento al momento della presentazione delle autorità e durante l'inno spagnolo. Sua Maestà è stato annunciato ed ha preso il suo posto in tribuna d'onore con al fianco il premier Pedro Sanchez e il presidente del Comitato internazionale dei Giochi del Mediterraneo Amar Addadi, suscitando appunto contrapposte reazioni tra gli spagnoli presenti. Ed anche quando il presidente del comitato organizzatore Josep Felix Ballesteros lo ha nominato nel suo discorso ufficiale, si è ripetuto il medesimo copione. Il clima generale, tuttavia, non ne ha risentito e la festa ha potuto avere la sua normale scaletta: 26 le Nazioni al via (prima la Grecia, ultima la Spagna in ordine di apparizione) e per la prima volta inviti anche per Kosovo e Portogallo pur non essendo bagnati dal Mare Nostrum ma essendo di "cultura" mediterranea. Il Tarragona Gimnastic Stadium, che può contenere 15.000 spettatori ed accoglie le gare della squadra locale che milita nella serie B iberica, ha fatto da cornice all'evento ospitando la cerimonia che tra passato ed attualità ha abbracciato secoli di storia, proiettando verso il futuro. Tanta emozione soprattutto per chi, con caparbietà, questi Giochi li ha difesi fino al punto di chiedere - ottenendola – la possibilità di farli slittare di un anno a causa di problemi economici. Oggi i problemi sono soprattutto di altra natura (ad esempio i trasporti), ma questo non ha impedito a Tarragona, almeno per una sera, di vivere la propria festa e la propria storia lasciandosi guidare dal ritmo della musica mediterranea. Le numerose rovine del suo passato di colonia romana, visibili al centro del campo dove tre colonne "cadute" lasciavano intravedere i pezzi, formando un insieme archeologico che nel 2000 è stato inserito tra i patrimoni mondiali dell’umanità dall'Unesco, ha creato un'atmosfera emozionante che ha accompagnato il pubblico fino alla dichiarazione ufficiale di apertura. E' stato il Re Felipe a "tagliare" il nastro ideale, questa volta con qualche fruscio di disapprovazione, ma soprattutto con gli applausi generali. L'Italia, "scesa" sul campo per 11esima nella lista, parte da assoluta protagonista in questa competizione: si presenta con il numero più alto di atleti (409) seguita dalla Spagna (398), con l'obiettivo di vincere come cinque anni fa a Mersin il medagliere finale. La determinazione azzurra si è vista tutta nell'emozione e nella grande determinazione con cui Giovanni Pellielo ha portato la bandiera, guidando la festosa comitiva azzurra all'interno dello stadio per ricevere l'applauso. Il 48enne del tiro a volo diventa così l'alfiere più longevo di sempre nella storia delle manifestazioni multidisciplinari azzurre, superando D'Inzeo che fu alfiere a Città del Messico nel 1968 a 43 anni.

Foto Simone Ferraro