"Domani è un altro giorno". La citazione di Rossella O'Hara calza a pennello per i Giochi di Pyeongchang dove, in quella che è ormai una vera e propria tradizione per le Olimpiadi invernali, gli organizzatori si trovano in balia del meteo. Freddo e vento la fanno da padrone: nei primi cinque giorni di gare sono gia' quattro gli eventi rinviati ad altra data, fra sci alpino (gigante e slalom femminile e discesa maschile) e biathlon (15 km individuale donne), mentre altre prove si sono disputate in condizioni estreme, vedi i saltatori avvolti nelle coperte prima di esibirsi dal trampolino corto o le biathlete in difficoltà al poligono fra raffiche di vento e temperature ben al di sotto dello zero. "Non sentivo le dita, non capivo se premevo il grilletto", ha confessato Dorothea Wierer dopo la pursuit. Nello slopestyle è addirittura saltata la fase di qualificazione: solo finale in due run. "E' stata una sorta di lotteria", la protesta di Spencer O'Brien, visto che al primo tentativo solo 5 delle 25 atlete al via sono riuscite ad atterrare senza cadere. Del resto, con folate di vento dai 65 ai 100 km/h diventa dura. Se il Cio minimizza ("Siamo abituati, c’è tutto il tempo per recuperare"), fra gli atleti serpeggia lo scontento e anche spettatori e giornalisti non sono felicissimi per la situazione: a Gangneung, sede del ghiaccio, Parco Olimpico chiuso e tendoni adibiti a sale stampa inaccessibili per gran parte della giornata. In effetti la storia dei Giochi invernali e' costellata di problemi legati al meteo, anche se nella maggior parte dei casi è stato il caldo a creare qualche grattacapo. Nella seconda edizione per esempio, St.Moritz 1928, il fohn - vento caldo e secco - portò allo scioglimento del ghiaccio su cui si doveva disputare la 10.000 metri di pattinaggio di velocità, che venne cancellata. E furono assegnate su tre manche anziché' quattro le medaglie dello slittino singolo, maschile e femminile, a Grenoble '68 mentre a Innsbruck '64, come nelle più recenti edizioni di Vancouver e Sochi, è stato necessario fare scorte di neve per portare avanti il programma. Al contrario, forti nevicate e nebbia hanno invece rivoluzionato e intasato i calendari di Sarajevo '84 (posticipate più volte le due discese), Calgary '88 (la prova a squadre di salto slittò addirittura di sei giorni tanto che il Canada Olympic Park venne soprannominato 'Canceled or Postponed' giocando sulle iniziali) e soprattutto Nagano '98: a farne le spese soprattutto lo sci alpino e lo snowboard, con gli atleti che hanno dovuto rivedere i propri programmi a più riprese. E per fortuna il terremoto durante la prima manche dello slalom maschile non causò danni. Nemmeno l'edizione di Torino fu immune, e le stesse Vancouver e Sochi, oltre che col caldo, fecero i conti con foschie e pesanti nevicate. A Pyeongchang, comunque, le previsioni meteo per i prossimi giorni consentono un cauto ottimismo anche se da qui al 25 è probabile che ci saranno altre variazioni. In qualche modo, però, l'Olimpiade andrà avanti e ogni tessera del puzzle troverà il suo posto. E magari alla fine, ripensando ai problemi di questi giorni, ci sarà chi, francamente, se ne infischierà.