Nel gelo dello stadio olimpico di Pyeongchang si accende la fiamma della pace. Quella timida apertura nel discorso di fine anno del dittatore nordcoreano Kim Jong-un continua ad allargarsi. E se è vero che resta ancora tantissimo da fare, vedere due Paesi mettere da parte, anche solo per una sera o per qualche settimana, le tensioni degli ultimi anni è il messaggio più forte che un'Olimpiade possa mandare. Se quelli di Pyeongchang passeranno alla storia come i Giochi della pace fra le due Coree, è prestissimo per dirlo ma i presupposti ci sono tutti. Del resto il tema dell'armonia attraversa la cerimonia inaugurale sin dall'inizio, col viaggio immaginario di cinque bambini - come i cerchi olimpici - che seguono la Tigre bianca, fra stelle e luci che riportano alla primordiale divisione fra ying e yang. L'universo e i quattro elementi diventano il ponte tra tradizione e tecnologia, fra passato e futuro, fino alle candele simbolo di pace e speranza. La sfilata è una festa che prova a scaldare l'ambiente, la nostra Arianna Fontana sventola il tricolore italiano felice ("un ricordo indimenticabile, adrenalina pura") mentre Pita Taufatofua, alfiere di Tonga, sfida il termometro sotto lo zero girando a torso nudo come fece già a Rio. Ma il momento più atteso arriva quando è il turno delle due Coree: l'immagine della penisola unita va oltre la bandiera e si trasforma nell'abbraccio fra Nord e Sud, fra i due tedofori Won Yun-jong e Hwang Chung-gum, impacciati per l'emozione e sommersi dagli applausi mentre tutti gli altri atleti li seguono, tenendosi per mano. Un momento storico, come lo era stato quello del saluto, all'ingresso in tribuna, con cui il presidente sudcoreano Moon Jae-In aveva accolto Kim Yo-jong, sorella del dittatore del Nord e fra i membri della delegazione di Pyongyang. E' sorridente Thomas Bach, presidente del Cio, che vede nella marcia unita delle due Coree "il grande esempio del potere che lo sport ha di unire la gente. Grazie - le sue parole - Tutti gli atleti attorno a me, tutti gli spettatori qui allo stadio e tutti i tifosi sparsi per il mondo siamo commossi da questo meraviglioso gesto. Ci uniamo tutti a voi in questo messaggio di pace. Uniti nella nostra diversità, siamo più forti di tutte le forze che vogliono dividerci". Non era la prima volta che Nord e Sud si ritrovavano sotto la stessa bandiera alla cerimonia d'apertura di un'Olimpiade, era successo già a Sydney 2000, Atene 2004 e Torino 2006. Ma mai sul suolo coreano. "Due anni fa a Rio, con il primo team di sempre composto da rifugiati, il Cio ha voluto mandare un forte messaggio di speranza al mondo - ha sottolineato ancora Bach - Oggi, a Pyeongchang, gli atleti della Corea del Nord e della Corea del Sud, marciando insieme, inviano un fortissimo messaggio di pace". E le note di John Lennon, del suo "Imagine", sono la colonna sonora perfetta per l'occasione mentre la cerimonia scivola via verso la danza della sempre elegante Kim Yuna, raggiunta ai piedi del tripode da due giocatrici della nazionale unica coreana di hockey su ghiaccio, che percorrono insieme gli ultimi gradini. Alla campionessa olimpica di Vancouver tocca accendere il braciere e scaldare l'atmosfera. Ma il grosso lo avevano già fatto i coreani uniti sotto la stessa bandiera.

di Giorgio La Bruzzo

Foto: Mezzelani GMT