In che modo ha operato l’attuazione della riforma della giustizia sportiva in FGI?

“La riforma della Giustizia sportiva costituisce una vera sfida per le Federazioni sportive e per le DSA. La disciplina, con riferimento alle norme di procedura, è stata infatti profondamente innovata dal nuovo Codice della Giustizia Sportiva e dalle altre delibere del CONI correlate – e, ritengo, in maniera estremamente positiva. La FGI ha fatto propria questa sfida – devo dire; grazie, sostanzialmente, a due circostanze favorevoli: un quadro di partenza ben ordinato e una giustizia endofederale già ben gestita, da un lato; nonché una illuminata e convinta collaborazione da parte del Presidente e della Segreteria Generale alla mia opera di commissario ad acta, dall’altra. Vede, accanto ad una serie di previsioni inderogabili, il nuovo Codice della Giustizia Sportiva del CONI prevede un ampio numero di disposizioni derogabili, che permettono un dimensionamento della riforma rispetto alle esigenze della singola Federazione. Orbene, tale attuazione su misura è possibile solo a fronte di un’intensa cooperazione degli organi federali, gli unici a conoscere – di là dai dati e dalle norme astratte – le dinamiche e il bisogno del relativo movimento sportivo. Ecco, in FGI questo è stato possibile al meglio. Non dubito che riassestare il sistema sulle nuove norme comporterà nei prossimi mesi un impegno rilevante, anche da parte delle articolazioni territoriali e degli affiliati stessi; da un punto di vista teorico, direi che l’attuazione è ben riuscita. Il resto è, appunto, una sfida. Ma di certo la Ginnastica italiana è ben abituata ad affrontare le sfide e a vincerle, o sbaglio?”

 

L’attuazione è dunque completa? Cosa devono aspettarsi affiliati e atleti da questa riforma?

“La mia opera come commissario ad acta è terminata – salvo eventuali decreti correttivi che, entro un anno dovessero rendersi necessari alla luce dell’applicazione concreta della nuova disciplina. In altri termini, dal punto di vista del recepimento del nuovo Codice, la FGI è formalmente in regola, ampiamente entro i termini prescritti dal CONI. Il processo di attuazione, però, procede. Invero, il Consiglio Direttivo Federale ha già provveduto tanto alla riassegnazione dei componenti degli organi di giustizia e della Procura federale – ai sensi dell’art. 64, comma 2, del Codice –, quanto ad emanare l’invito pubblico a manifestare l’interesse per le posizioni ancora da coprire nonché a nominare la Commissione federale di Garanzia – peraltro, con personalità che mi appaiono davvero di alto profilo. Ci vorrà, comunque, ancora qualche mese perché tutto sia a regime. Personalmente, se occorrerà, non farò mancare il mio apporto – anche in ragione della mia passione per la Ginnastica e della stima che ho per il Vostro Presidente. Ma non prevedo grandi difficoltà. Piuttosto, toccherà ad affiliati e atleti comprendere e “familiarizzare” con la nuova disciplina. A fronte di tale impegno, possono però aspettarsi tanto da questa riforma: trasparenza, celerità, autonomia e indipendenza degli organi giudicanti: in uno, una giustizia endofederale più efficiente, che risponde alle più moderne esigenze del movimento e che si completa nel nuovo assetto della Giustizia presso il CONI. Non a caso il Presidente del CONI ha parlato di “operazione culturale”; e la FGI ne ha ben colto lo spirito. Il Presidente Agabio mi ha chiesto la disponibilità a tenere un incontro informativo ed esplicativo con quanti in seno alla Vostra Federazione vorranno comprendere la riforma e formulare quesiti. Ovviamente, ho aderito con entusiasmo”.

 

Ha parlato di innovazioni sostanziali. Quali sono le principali?

“Sono molteplici e rilevanti. Il sistema tutto ne esce profondamente innovato. Presso il CONI, ora opera un Collegio di Garanzia come giudice di ultima istanza – è stato definito come una sorta di Corte di Cassazione dello sport; il parallelo, con tutti i dovuti distinguo, non è infondato. Accanto ad essa vi è una Procura Generale, vero e proprio momento di equilibrio (o ri-equilibrio) del sistema. A livello endofederale, esistono ora due “binari “di giustizia, uno affidato al Giudice sportivo (nazionale o territoriale), organo monocratico competente a conoscere dei fatti di gara, in buona sostanza, o meglio delle controversie relative ad essi, secondo disposizioni che prevedono termini e meccanismi parametrati proprio ai fatti di gara su cui è chiamato a giudicare. Per tutto il resto, più esattamente per “tutti i fatti rilevanti per l’ordinamento sportivo in relazione ai quali non sia stato instaurato né risulti pendente un procedimento dinanzi ai Giudici sportivi nazionali o territoriali” – come recita la norma sul riparto di competenze – vi è il Tribunale federale. La distinzione permane altresì per il secondo grado, ove, anche a fronte di un organo formato dai medesimi componenti, la procedura rimane ben diversa. E poi ci sono le nuove disposizioni volte a prevenire i conflitti di interesse, a tutelare maggiormente il diritto di difesa, implementandone la sua effettività. E ancora le norme che impongo requisiti di particolare professionalità per l’accesso alle posizioni negli organi di giustizia e nella Procura federale nonché trasparenza ulteriore nel processo di selezione. L’elenco chiaramente non è esaustivo ma ben rende – spero – i tanti miglioramenti dovuti a questa che, per una volta – e me lo lasci dire – è una vera riforma – non è che nel nostro Paese ci siamo molto abituati, si potrebbe dire. Certo, avendo avuto il raro privilegio di contribuire alla loro redazione, come componente della Commissione del CONI che ha preparato la bozza poi approvata dal Codice, non posso emettere io il giudizio. Non dubito che le norme siano perfettibili; e di sicuro tutte le previsioni attendono la prova della concreta operatività. Ma l’impianto mi sembra solido. Me lo direte Voi. Tra un anno, direi. Farete un bilancio e formulerete una valutazione. Che ne dice? Ci rivediamo qui?”.