La Squadra italiana di ginnastica ritmica accede alla finale a otto del Completo. Dopo la seconda rotazione, le campionesse del mondo - Elisa Blanchi, Elisa Santoni, Romina Laurito, Anzhelika Savrayuk, Marta Pagnini e Andreaa Stefanescu – confermano la seconda posizione alle spalle della Russia. Con il 27.700 (D. 9.400; A. 9.500; E. 9.200) nei tre nastri e due cerchi le aviere dell’Aeronautica Militare staccano il biglietto di ammissione alla gara di domenica 12 agosto (ore 14.30 italiane) raggiungendo quota 55.800. Normale che il punteggio alle 5 palle fosse superiore, 28.100, considerata la difficoltà del programma odierno. In testa c’è sempre la Russia con il totale di 56.375. Staccata la Bielorussia, terza forza con 54.750, mentre Bulgaria (54.750), Spagna (54.550) e Ucraina (54.150) galleggiano ai piedi del podio in una forbice di appena sei decimi. Entrano anche Israele (53.100) e Giappone (53.025). Non ce la fanno, invece, ad evitare l’umiliazione dell’ultima piazza le simpatiche atlete britanniche, ultime, ma applauditissime, con un 48 tondo. “Aspettiamo il risultato di dopodomani – frena saggiamente il Presidente federale Riccardo Agabio – Non abbiamo fatto ancora nulla, ci siamo soltanto qualificati. Tra due giorni ricominceremo daccapo e lì, ne sono sicuro, le nostre ragazze non si lasceranno scappare l’occasione di dimostrare il loro valore e l’ingiustizia del verdetto di Pechino”. A volte la vita ti concede una seconda chance, anche se per tre di loro (le due Elisa ed Angie, presenti nella squadra del 2008) questa possibilità non è frutto del caso, ma di una voglia di rivalsa impressionante, trasmessa anche alle compagne. “Non abbiamo visto la prestazione delle russe – esordisce Capitan Santoni – Ci hanno riferito però che sono state pulite e tanto basta. I punteggi sono corretti e ci danno la possibilità di giocarcela. Cosa che non accadeva più da tanto. Era frustrante fare bene, con gli stessi esercizi con cui avevi vinto il mondiale, eppure ritrovarsi a un punto di distacco, magari già a metà gara. Margini di miglioramento in vista della finale ci sono sempre. Possiamo essere ancora più precise e guadagnare nell’esecuzione. Il messaggio, comunque, che arriva dalle giurie è confortante. Pare un discorso tra noi e la Russia. Che vinca il migliore!”. Contenta l’allenatrice Emanuela Maccarani, subito raggiunta in zona mista dalle assistenti Valentina Rovetta e Klarita Kodra, nonché dalla DTN Marina Piazza: “Oggi era dura – esordisce la tecnica più vincente d’Italia – Ieri abbiamo tirato l’esercizio, ma si sa che con i due attrezzi è molto più rischioso. I nastri poi, sono davvero insidiosi. Le ragazze sono state coraggiose, attaccando fin dalla prima nota e tenendo la pedana con grande autorità. I punti contano poco, visto che ripartiremo da zero, ma fanno morale e questo è già tanto. Purtroppo per il Codice dei Punteggi attuale il valore dell’Artistico conta poco, eppure è lì che la scuola italiana va forte. Obiettivamente da questo punto di vista non c’è confronto con alcuno. Ecco, vorrei andar via da qui con un riconoscimento del nostro Artistico, per proseguire quella che ormai gli addetti ai lavori definiscono la scuola italiana. Altrimenti, lo dico chiaramente, varrà la pena in futuro adeguarsi e fare cose più semplici”. Sul fronte delle individualiste la nostra Julieta Cantaluppi recupera tre posizioni ma resta fuori dalla finale a 10 di domani, come, a dir la verità, ci aspettavamo. L'azzurra, infatti, al termine delle quattro rotazioni si ritrova 16ª con il totale di 105.275 punti. “Oggi è andata decisamente meglio – dichiara l’aviere di Fabriano - A parte un lancio ripreso con un po’ di fortuna nel nastro e un piccolo squilibrio nelle clavette ho raggiunto il mio obiettivo, ossia dimostrare ciò che sapevo fare. Ieri mi era andato tutto storto, avevo perso la borsetta di Armani con dentro il passaporto, ho versato il tè bollente sul piede di una ginnasta ucraina e poi in gara quell’errore al cerchio in un passaggio fondamentale. Al contrario, stamane, esco dalla mia camera al Villaggio Olimpico e trovo un cellulare, che ho subito consegnato all’organizzazione. Poi mi recuperano la borsetta in palestra. E così sono entrata in pedana convinta che fosse la mia giornata fortunata. Nessuna delusione per aver finito presto. Ero venuta a Londra già consapevole che domani non avrei gareggiato, però mi sono tolta lo sfizio di scavalcare ben tre avversarie. Il futuro? Non ci penso. Adesso vado in Bulgaria per un test sul nuovo Codice, poi qualche giorno di vacanza, forse in Spagna. Non molto, in verità. C’è il Campionato di Serie A che incombe. Per me quello è il Torneo più difficile che ci sia, perché sento sulle spalle la responsabilità dei miei colori societari, cui tengo molto. Tra l’altro, quest’anno, abbiamo la squadretta in A2, quindi ho doppio lavoro, fuori e dentro la pedana. Chissà che un giorno non torni ai Giochi da allenatrice di una bella bambina, oppure, chi può dirlo, di una squadra. A proposito, faccio un grande in bocca al lupo alle Farfalle. Facciano il loro, poi si vedrà”. Interpellata su un articolo uscito sulla Stampa di oggi a firma di Massimo Gramellini nel quale l’autore si domandava, guardando le gare di Ritmica, se fosse alle Olimpiadi o al Circo Togni, Julie, dall’alto dei suoi 7 titoli italiani, ha risposto: “Ci alleniamo per 8 ore al giorno, seguiamo una dieta da atlete, siamo fasciate e piene di dolori, non capisco proprio perché non dovrebbe essere chiamato sport”.