L’Italdonne manca la finale a otto ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro, non riuscendo così a bissare la storica qualificazione di Londra 2012, poi culminata con il settimo posto conclusivo. La squadra guidata dal Direttore tecnico Enrico Casella e dagli allenatori Laura Rizzoli e Paolo Bucci si ferma sulla decima piazza con il punteggio complessivo di 169.396, preceduta, nell’ordine, da Stati Uniti (185.238), Cina (175.279), Russia (174.620), Gran Bretagna (174.064), Brasile (174.054), Germania (173.263), Giappone (172.564), Olanda (171.929) – che si giocheranno la medaglia martedì 9 agosto - e Canada (171.761). Finiscono dunque alle spalle delle azzurre soltanto Francia (168.696) e Belgio (167.838). “La squadra mi è piaciuta perché ha lottato – ha dichiarato Casella in zona mista – Certo tre cadute alla trave a questi livelli pesano troppo. Al corpo libero - a cominciare da Elisa Meneghini che salendo per prima ha dimostrando di saperci stare in gara, eccome - le ragazze hanno tirato fuori tutto e Vanessa ci ha fatto venire la pelle d’oca con il Nessun Dorma”. Nella specialità che l’ha resa celebre, insieme al concorso generale, il fenomeno di Orzinuovi che punge come un'ape e vola come una farfalla, con 14.866 si ritrova di nuovo al terzo posto, esattamente come quattro anni fa, Oltremanica, e con colei che poi, malgrado l’ex aequo, gli portò via il bronzo, la russa Aliya Mustafina, già fuori dai giochi. Una rivincita incredibile, servita fredda da una campionessa che a dieci anni dal titolo iridato di Aarhus, che la rese celebre, sta scrivendo all’età di quasi 26 anni l’ennesima pagina nell’epica dello sport. Meglio del caporal maggiore dell’Esercito Italiano hanno fatto, come da pronostico, soltanto le due marziane stelle e strisce, la Biles (15.733) e la Raisman (15.275). Dietro tutte le altre, a partire dalla terza americana, la specialista 16enne Lauren Hernandez (14.800) – che quando la Ferrari vinceva in Danimarca aveva solo 6 anni – la svizzera Giulia Steingruber (14.666), campionessa continentale in carica, la reginetta d’Asia Wang Yan (14.666), la britannica Amy Tinkler, la giapponese Mai Murakami (14.566), Gabrielle Douglas (14.366) olimpionica all-around uscente (in tutti i sensi perché nel Concorso Generale di Rio è la terza statunitense, quindi out per la regola che ammette in finale solo due ginnaste per Nazione). La lieta novella, giunta al termine di una lunghissima giornata e di cinque interminabili suddivisioni (quando ormai da noi erano le tre di notte) è poi l’ottava piazza di Erika Fasana, che con 14.333, nonostante il pari merito con la britannica Fragapane (sciolto a sfavore di quest’ultima, prima riserva) si ritaglia un posto nell’ottetto delle meraviglie. Solo USA ed Italia, il 16 agosto, avranno due ginnaste sulla pedana centrale della ROA – e scusate se è poco - con Erika che salirà per terza e, udite udite, la Ferrari per ultima. Prima di questo appuntamento però Super Vany dovrà affrontare l’ulteriore fatica della finale a 24, nella quale è entrata proprio con l’ultimo punteggio utile, 55.265, ancora a discapito di Claudia Fragapane. Una gara importante che la bresciana ha già sperimentato due volte, giungendo 11ª a Pechino e 8ª a Londra, ma che potrebbe mettere a dura prova il suo tendine malconcio. Al suo fianco, come accadde nel 2012, ci sarà sempre Carlotta Ferlito, brava a conquistarsi un posto al sole, il 22° per l’esattezza, con il totale di 55.599. E così se da un lato la mancata qualificazione della squadre determina la conclusione dell’esperienza olimpica delle due esordienti, Martina Rizzelli e Elisa Meneghini, dall’altro la presenza delle tre effe - le veterane Ferrari, Fasana e Ferlito - in due finali olimpiche individuali ci mostra il bicchiere della Sezione femminile ancora una volta mezzo pieno.