Una profonda tristezza e qualche lacrima trattenuta a stento. Giovanni Malagò ha interrotto così, dopo quasi due anni dall'annuncio del premier Matteo Renzi, la candidatura di Roma ai Giochi Olimpici del 2024. Una scelta obbligata dopo il no del comune a guida 5 Stelle "perché' – ha ribadito il numero uno dello sport italiano - andare avanti senza una delle tre gambe (Coni, governo e comune, ndr) è impossibile". Il rammarico è però grande per una decisione, quella del sindaco Virginia Raggi, "predefinita e predeterminata" secondo Malagò, che mai è riuscito a incontrare la prima cittadina della capitale e allora ha risposto alle obiezioni dei 5 Stelle pubblicamente nella conferenza stampa convocata oggi al Foro Italico. "Hanno parlato di Olimpiade del mattone - ha attaccato il presidente del Coni - ma non è vero e bastava leggere il dossier per capirlo. Hanno parlato delle candidature ritirate da altre città ma non è vero, perche' Madrid ha semplicemente preferito non presentarsi dopo aver perso per tre volte consecutive, gli Stati Uniti hanno proposto Los Angeles al posto di Boston mentre Amburgo ha subordinato la candidatura al referendum, quindi non è mai partita. Hanno poi sostenuto che il 70 per cento dei romani, avendo votato la Raggi, ha detto no anche all'Olimpiade ma non è così: i sondaggi dicono il contrario e il sindaco lo sa. Hanno parlato infine di Olimpiade dello spreco, ma anche questa è una mistificazione della realtà: la città di Roma non avrebbe pagato un euro, le spese sarebbero state coperte dal Cio e dal governo italiano". Gli argomenti di Malagò non hanno però mai convinto il Movimento 5 Stelle, deciso nel no all'Olimpiade tanto da inviare addirittura una lettera al Comitato olimpico internazionale: "L'unica lettera che conta è quella che ho scritto io stamattina - ha sottolineato con orgoglio il numero uno dello sport italiano - Perché' forse tutti non sanno che il Ciò riconosce soltanto il Coni come interlocutore". Questioni formali a parte, per Malagò resta una grande tristezza per non aver potuto discutere la squadra per Roma2024 con il leader dei 5 Stelle Beppe Grillo ("Ho provato a incontrarlo, volevo proporgli tre nomi, Nerio Alessandri, Renzo Piano ed Enrico Cataldi"), per "la figuraccia" e "per la grande occasione persa perché' è da irresponsabili rinunciare ai soldi del Cio, a 177mila posti di lavoro e all'aumento della ricchezza del 2.4 per cento, dati mai disconosciuti". Allo stesso tempo, però, Malagò vuole provare subito a guardare avanti per cominciare a riconquistare la fiducia del Cio. "Dopo il no del comune avremmo potuto mettere in atto il piano alternativo ma sarebbe stato inutile, perché' ormai abbiamo perso credibilità a livello internazionale e non ci avrebbero più votato. Ora faccio gli auguri alla città di Roma affinché' riesca a risolvere tutti i problemi: da oggi il Coni si occuperà soltanto del Paese". E la prima scelta è già presa: Malagò chiederà al Cio di poter ospitare a Milano una sessione del 2019, magari l'assemblea in cui verrà scelta la sede dei Giochi Olimpici invernali del 2026. "Credo che questo sia il primo passo per curare le ferite procurate da scelte ideologiche e demagogiche - ha spiegato Malagò - e riavvicinare l'Italia al Cio". In attesa delle scelte della nuova amministrazione capitolina per lo sport, domani Malagò presenterà insieme al premier Matteo Renzi i dati del progetto "Sport e Periferie", un impegno comune governo-Coni. Per chi invece sogna un'Olimpiade in Italia ci sarà da attendere: il precedente di Vancouver, che ritirò la candidatura nel 1974 a sei mesi dalla scelta e dovette poi aspettare fino al 2010 per ottenere i Giochi, non è ben augurante. "In tanti mi hanno chiesto cosa avrei detto alla Raggi nell'incontro mai avvenuto – ha aggiunto Diana Bianchedi, coordinatrice generale del Comitato promotore di Roma 2024, nella conferenza stampa in corso al Salone d'Onore del Coni. Le avrei chiesto semplicemente: perche' tutta questa fretta? Il dialogo fa crescere i progetti. Non e' facile cercare di essere lucida - ha aggiunto l'ex schermidrice - ma gli atleti fino all'ultimo provano a combattere. Io ci ho creduto e credo che oggi, nonostante il clima che si respira, qualcosa abbiamo dimostrato in termini di cambiamento. Abbiamo anche mandato al Cio la seconda parte del dossier perche', dopo la fase 1, abbiamo lavorato a ritmi serratissimi per produrre un lavoro serio e credibile. Non abbiamo nascosto mai niente e anche ora lasciamo alle altre candidate uno spunto importante". "Provo una profonda amarezza, mi sento derubato di una speranza” – ha concluso il vice-presidente del Comitato Promotore di Roma 2024 e numero uno del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli - "Sono amareggiato da cittadino perché' potevamo dimostrare che questo Paese può cambiare veramente e organizzare un grande evento sportivo, evitando gli errori del passato. Da uomo dello sport, sono amareggiato per la mortificazione di non essere riuscito a confrontare il nostro punto di vista e la visione dell'amministrazione".

Link

http://www.coni.it/images/1Primo_piano_2016/Conferenza_stampa_11-10-16_finale_.pdf